Due pakistani di Bergamo nell'organizzazione che garantiva patenti facili a stranieri
Le province maggiormente interessate sono quelle di Verona e di Vicenza, dove risiede il capo del gruppo
Il copione era sempre lo stesso, il metodo scontato, anche se realizzato con accuratezza, ma alla fine, la sinergia tra il laboratorio di Analisi documentale della Polizia locale di Verona, diretto dal Comandante Luigi Altamura, e la squadra di Polizia giudiziaria della sezione Polizia stradale di Vicenza, coordinata dal Vice Questore Silvia Lugoboni, ha avuto la meglio. Le due squadre hanno portato alla luce un’organizzazione ben ramificata sul territorio italiano che proponeva di far ottenere, con facilità, la patente di guida a persone straniere, anche a chi non capiva bene la lingua italiana. Per ogni candidato presentato, l'affare valeva dai 2.000 ai 3.000 euro. L’indagine, che ha visto coinvolta anche la provincia di Bergamo, oltre quelle di Brescia, Vicenza, Cremona, Sondrio, Udine e Roma, ha portato al deferimento di otto persone in varie Procure d’Italia, di cui due nelle Bergamasca.
Il sistema perfetto
Come spiega PrimaVerona, alla base di tutto c'era un sistema collaudato e funzionante da anni con al vertice un uomo pakistano, residente nel vicentino, che si avvaleva di una folta rete di procacciatori d’affari sparsi nelle regioni del nord Italia, ma con qualche cellula anche nel Lazio. Girando per le varie comunità pakistane e indiane gli uomini dell'organizzazione proponevano quali intermediari per l’ottenimento di patenti di guida italiane. In poco tempo, sono riusciti a costruirsi un’ottima reputazione e, negli anni, sono statti tanti gli stranieri che lo hanno contattato negli anni, sicuri che, grazie a lui, avrebbero ottenuto la patente, spesso considerata un obiettivo troppo difficile da raggiungere. I quiz, già insidiosi per chi è madrelingua, lo sono ancora di più per chi non conosce, quantomeno a un buon livello, l'italiano.
Felpa e micro-camera per ingannare
Felpa, giaccone, camicia con all'interno ben nascosto un sistema di micro-camera e micro-auricolare per garantire le risposte giuste. Era questo il materiale procurato dall'organizzazione al candidato che li aveva pagati per ottenere la patente. Nel tempo, capitato più volte che l'inganno venisse scoperto, ma è sempre stato imputato al singolo. Risalire all’organizzazione era quasi impossibile, perché i telefoni utilizzati e posizionati negli indumenti erano governati da remoto e le schede sim utilizzate per le chiamate, intestate al candidato stesso. Ne consegue che nulla poteva portare al pakistano al vertice della piramide.
La scoperta
Un sistema apparentemente impossibile da incrinare e passato sotto silenzio per lungo tempo, fino a maggio dello scorso anno, quando, durante una sessione d’esame, gli uomini del comandante Altamura hanno colto in flagrante un cittadino pakistano. Poteva essere un caso come un altro, ma questa volta è scattata, grazie al materiale rivenuto, a un’indagine più approfondita che ha visto unirsi tanti pezzi fino a quel momento non collegati tra loro. Il tutto ha portato dritto verso il pakistano residente a Vicenza. A questo punto, di fondamentale importanza è stato lo scambio info-operativo tra la Polizia Locale veronese e gli uomini della Squadra di Polizia Giudiziaria della Polizia Stradale di Vicenza, che ha portato a diversi punti in comune su fascicoli trattati dai due organi e che ha permesso di unire ulteriori pezzi di un unico disegno criminoso.
Al via le indagini
Valutato quanto raccolto dai propri collaboratori, i rispettivi Dirigenti hanno deciso di unire le forze, portando all’attenzione del Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Verona, dott. Ottaviano Gennaro, titolare delle indagini relative al filone scaligero, le prime risultanze investigative comuni ai due corpi. Sono così iniziate ulteriori indagini. Pedinamenti e perquisizioni sono stati i principali strumenti per risolvere il caso e incastrare i membri dell'organizzazione. Talvolta, le ricerche sono arrivate fino alla provincia di Sondrio. Sono state inoltre delineate le scuole guida in cui il capo dell'organizzazione era uso appoggiarsi per l’iscrizione dei candidati e i luoghi in cui era uso acquistare il materiale elettronico.I pedinamenti hanno portato così alle perquisizioni di 4 abitazioni nel vicentino.
Dai pedinamenti alle perquisizioni
Era ormai inizio ottobre, quando le indagini avevano già inanellato una seria di successi. Nei mesi di perquisizioni erano stati trovati diversi telefoni cellulari, schede sim card, auricolari, magliette e mascherine Ffp2 già predisposte con telecamere e micro fori, router Wi-Fi insieme a tutto il necessario per la fabbricazione ed il montaggio degli apparati elettronici, pratiche di iscrizioni presso scuole guida già compilate e pronte ad essere presentate, agende con la rendicontazione dei guadagni ottenuti con l’attività illecita, fototessere, copie di documenti di persone extracomunitarie, certificati anamnesitici, una somma pari a 4.750 euro in banconote di vario taglio celati e nascosti nella camera da letto oltre che a documenti falsi, di pregevole fattura già stampati e pronti all’uso.
E non è finita. Attualmente, sono al vaglio le posizioni di altre 40 persone, coinvolte a vario titolo. Per alcune decine di candidati verrà proposto alle Motorizzazioni civili di competenza l’annullamento della patente di guida ottenuta indebitamente con la revisione della patente di guida per la verifica dell’idoneità tecnica alla guida.