Inaugurazione Capitale della Cultura, foto e video di una giornata di festa (che Bergamo si meritava)
Entusiasmo e musica, i Nuovi Mille e le parole di Arlecchina, gli artistici e meravigliosi fuochi in stazione: storia di un evento che resterà
di Heidi Busetti (foto di Devid Rotasperti)
L’aria frizzante, la voglia di far festa, l’adrenalina che pompa a ogni urlo di gioia che sale al cielo. Se avete partecipato all’inaugurazione di Bergamo Brescia Capitale italiana della Cultura 2023, sapete di cosa stiamo parlando, perché in quel mare di gente, nella folla gioiosa che indossava i quattro colori delle due città, c’eravate pure voi. Ed eravate felici di esserci, felici come non mai (non negate, vi abbiamo visto).
L'arrivo dei cortei
Tutto è iniziato verso le 15.30, sotto un cielo limpido che ha irradiato la città di una luce dorata. Da diversi punti di Bergamo sono partiti quattro cortei formati da oltre mille persone ciascuno: dal campo della Fara, dal Parco Olmi alla Malpensata, da Largo Barozzi e da Piazza Sant'Anna i cortei si sono snodati - colorati di azzurro, blu, rosso e giallo, i colori del logo della Capitale - fino a Porta Nuova, dove ad attenderli c’erano gli sbandieratori e musici dell’Urna.
Alla testa di ogni corteo, cinquanta musicisti provenienti da bande musicali. Trampolieri, trombettieri, tamburini, uomini e donne mascherati, per una giostra di colori che preannunciava l’entusiasmo e il grande successo della manifestazione, si sono poi radunati verso il centro nevralgico della festa, accompagnando la folla verso piazza Vittorio Veneto.
«Danzare sul filo»
Alle 17 l’inizio della manifestazione, con il gong suonato simultaneamente da Giorgio Gori ed Emilio Del Bono, collegati rispettivamente da Bergamo e Brescia, e l’inno di Mameli suonato da duecento musicisti provenienti dalle bande e dalle fanfare della provincia di Bergamo.
Con la conduzione di Francesco Micheli, direttore artistico della lirica della Fondazione Donizetti, che ha definito vivere a Bergamo come «danzare su un filo», lo spettacolo de I Nuovi Mille ha raccontato la città come si è evoluta negli anni - dalle note di Gaetano Donizetti alle parole di Torquato Tasso, che hanno dato vita a un insolito rap sulla città e sulle cose che ha da offrire - e come è oggi.
Protagonisti i cittadini stessi, presi per mano da Arlecchino, in una poetica rappresentazione dell’evoluzione identitaria culturale della città: i Nuovi Mille sono lavoratori, visionari, musicisti, esploratori, ballerini, costruttori di pace, tutti volti all’accoglienza di chi verrà a visitare Bergamo Capitale della Cultura.
La perfezione di Arlecchina
Commovente il rap dedicato alle vittime del Covid, intensamente umana la discesa dagli spalti di medici e infermieri che hanno lottato in prima linea contro la pandemia. Il dolore si supera, non si dimentica, e il modo migliore per affrontarlo è lasciarsi avvolgere dalla Bellezza, che tutto lenisce con la sua grazia e gentilezza. Noi l’abbiamo imparato bene.
Ecco allora che suona perfetta l’apparizione di Arlecchina, che in poche righe riassume la nostra città in tutta la sua meraviglia: «Io sono Arlecchina. Sono donna, sono la regina delle Orobie. Guarda, guarda lì i palazzi, le torri che mi coronano il capo e Piazza Vecchia, la mia fronte spaziosa ed elegante. E che bel décolleté formano le mura di Città Alta. Guarda che abito sontuoso, le mani operose dei bergamaschi nei secoli hanno tessuto e mi hanno cucito addosso. Pietra che sembra seta [...] la funicolare è la zip, che mi veste e mi sveste ogni giorno al mattino, prima di buttarmi nella mischia e correre, correre, correre, come il mio mito, la dea Atalanta. La sera mi spoglio, e con cento baci, i rintocchi del Campanone, dico al mondo: "Buonanotte"».
Le parole del sindaco Gori
«Quella di oggi è stata, come volevamo, una grande festa popolare nel nome della cultura, un grande momento di partecipazione scandito dal racconto dei Nuovi Mille - ha sottolineato il sindaco Gori - .L’anno da Capitale della Cultura, che Bergamo vive insieme a Brescia, è iniziato con due giornate emozionanti: ieri il momento istituzionale, reso prezioso dalla presenza del presidente Mattarella, oggi uno spettacolo che ha messo in scena i nuovi bergamaschi, cioè noi, saldi nelle nostre tradizioni ma desiderosi di costruire il futuro della nostra città. È stato molto bello, emozionante, popolare e colto al tempo stesso e voglio per questo ringraziare i grandi professionisti che lo hanno messo in scena, unitamente alle centinaia di cittadini che hanno animato il palcoscenico».
Meraviglia in piazzale Marconi
Infine, la meraviglia si è trasferita in piazzale Marconi, dove una spettacolo di fuochi d’artificio, musica e acrobati vestiti di luce, ha coronato una giornata che resterà nella memoria di tutti noi. Perché Bergamo è una città che è stata ferita al cuore. Ma orgogliosamente si è rialzata, e ora fa festa. Ce lo meritiamo. Ma del bù!