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Ingegneria nell’ex Reggiani, le opposizioni di Bergamo e Dalmine chiedono chiarimenti

Il rettore Sergio Cavalieri chiarisce che «nessuna decisione è stata presa», si temono conseguenze per l’indotto economico e culturale

Ingegneria nell’ex Reggiani, le opposizioni di Bergamo e Dalmine chiedono chiarimenti
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Le opposizioni nei Consigli comunali di Bergamo e Dalmine sono poco convinte sul presunto trasferimento del Campus di Ingegneria alla ex Reggiani, luogo che aspetta da anni una riqualificazione. Ad agitare i consiglieri, nel capoluogo orobico, sarebbe una manovra considerata poco comprensibile, sebbene da Forza Italia siano arrivate aperture al progetto, mentre nella cittadina casa della Tenaris si teme di perdere l’indotto economico ed il prestigio, che deriva dalla presenza del Dipartimento e del suo Centro universitario sportivo.

Come riportato oggi (martedì 7 febbraio) da l’Eco di Bergamo, in realtà il rettore Sergio Cavalieri ha precisato che si tratterebbe solo di un’ipotesi al vaglio: «Siamo ancora in una fase interlocutoria, nessuna decisione è stata presa, gli organi preposti (il CdA, ndr) non hanno ancora fatto i passaggi necessari ad avviare l’operazione». Se confermato, si tratterebbe di un investimento di circa 70 milioni di euro ma, dall’Università, hanno assicurato che nel caso non sarà smantellato il Campus di Dalmine. Inoltre, non è nemmeno chiaro se si voglia trasferire solo Ingegneria gestionale o anche Ingegneria e Scienze applicate.

I dubbi delle opposizioni a Bergamo

La consigliera della Lega a Palazzo Frizzoni, Luisa Pecce, ha dichiarato che il gruppo del Carroccio sta discutendo la questione ed a breve presenterà un ordine del giorno, in cui chiederà «chiarimenti a riguardo» e le possibili ripercussioni sulla viabilità nel quartiere. Una bocciatura completa è arrivata invece da Filippo Bianchi di Fratelli d’Italia, che ha avanzato dubbi sulla necessità di «grandi operazioni immobiliari», sebbene lo spostamento del Dipartimento renderebbe inutile quel collegamento Brt così poco gradito ai meloniani di casa nostra.

Dagli azzurri, invece, l’idea è presa in considerazione: Gianfranco Ceci la ritiene un’operazione da considerare per avere un «ateneo diffuso» e riconvertire un’area industriale abbandonata in polo universitario: «Certo bisognerà trovare la quadra sull’aspetto economico-finanziario, ma sulla carta mi sembra un’ottima iniziativa».

Le proteste della minoranza a Dalmine

Contrarietà al progetto, senza alcun dubbio, è stata espressa dall’opposizione nella città della Media pianura, composta da Pd e due liste civiche, Nostra Dalmine e Insieme per Dalmine. Oltre ai rischi per l’indotto economico, sociale, culturale e tecnologico sul territorio, hanno fatto notare che il Comune perderebbe anche dal lato dell’associazionismo e delle attività sportive.

«I lavori di espansione del polo universitario, fermi da anni, avevano già generato qualche preoccupazione nei nostri gruppi politici, ma non potevamo neanche lontanamente immaginare questa ipotesi, rassicurati anche dalle risposte dell’amministrazione - hanno scritto in un comunicato i gruppi di minoranza -. Chiederemo con urgenza di chiarire quanto ipotizzato dalla stampa e l’esito di eventuali incontri tra il sindaco e i vertici dell’Università. Una risposta che l’amministrazione deve a tutto il territorio».

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