«Caro Fontana, io l'ho votata. Ma questa sanità è davvero oscena»
L'odissea di un'anziana di Loreto con parapàresi. Prima spedita alle Gavazzeni, dove non c'era lo specialista. Poi fino Sarnico per la riabilitazione
Pubblichiamo la lettera che ci ha mandato il signor Mazzoleni di Bergamo, che pone in evidenza l’ennesima odissea nelle strutture sanitarie della nostra realtà accaduta in queste ultime settimane. Ogni commento ci appare superfluo e lo lasciamo al lettore.
«Gentile direttore,
le racconto l’ultima disavventura della mia famiglia. Mi chiama la sorella maggiore: “Vieni subito, Annarella è caduta in cucina e ha picchiato giù la gamba”. Annarella è una delle mie sorelle che soffre di una paraparesi spastica agli arti inferiori, una malattia ereditaria rara che sostanzialmente le ha bloccato i piedi e la costringe da anni a portare dei tutori. Proprio quel giorno aveva messo i tutori nuovi e prima di uscire le avevo raccomandato di stare attenta.
Dopo la caduta soffriva molto e chiedeva di essere portata in ospedale. Chiamiamo la Croce Rossa: la sede è a 150 metri da casa, ma l’ambulanza è arrivata dopo un’ora.
Non solo: logica vuole che, abitando a Loreto, cioè a meno di un chilometro dall’ospedale, Annarella venisse portata al Papa Giovanni. Invece hanno dirottato l’ambulanza alle Gavazzeni. Un bergamasco che risiede a due passi dall’ospedale va a finire in una clinica privata perché al Papa Giovanni non c’è posto… a me pare assurdo.
Alle Gavazzeni scopriamo che - sembra incredibile - quel giorno non c’era l’ortopedico. Le hanno fatto le lastre e l’hanno messa in un letto provvisorio per tutta la notte. Solo la mattina seguente l’hanno trasferita in reparto e operata.
Il 15 febbraio è stata dimessa. Arriva di nuovo l’ambulanza e ci dicono che per la riabilitazione è stata destinata a Sarnico. Ma come: a Bergamo abbiamo la Palazzolo, la San Francesco, il don Orione e la Casa degli Angeli che hanno il reparto di riabilitazione e me la mandano a Sarnico?
Noi siamo tutti ultrasettantenni, mia sorella di 77 anni fa da madre alle altre due sorelle disabili e in questo periodo pure a un fratello che è infortunato, e dobbiamo andare ad assistere Annarella a Sarnico? Un’ora ad andare e altrettanto a tornare.
Diciamolo chiaro allora: i pazienti sono trattati come pacchi postali. Potremmo capire se fosse un degente che riesce a muoversi, a camminare, ma è là, bloccata nel letto. Ma le pare possibile?
A questo punto sento un avvocato e faccio un esposto a Fontana, il presidente della Regione, io l’ho votato anche l’ultima volta, ma se è questa la sanità regionale sappia che è una cosa oscena».