Non ci sono più nascite

Valle Brembana sotto la soglia dei 40mila abitanti: prosegue inarrestabile lo spopolamento

Più precisamente, si parla di 39.959 residenti, 334 in meno rispetto all'anno precedente. Nel 2001, vent'anni fa, erano 43.500

Valle Brembana sotto la soglia dei 40mila abitanti: prosegue inarrestabile lo spopolamento
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Che la Valle Brembana si stia progressivamente spopolando, non è una novità. Eppure fanno ugualmente riflettere i dati del bilancio demografico relativo al 2022, pubblicato dalla Comunità Montana vallare: al 31 dicembre, gli abitanti nei trentasette Comuni brembani sono scesi complessivamente sotto la soglia dei quarantamila.

Più precisamente, si parla di 39.959 residenti, 334 in meno rispetto all'anno precedente. Nel 2001, più di vent'anni fa, il numero era di 43.500 circa: come se da allora fosse scomparso un intero paese di media grandezza.

Non nascono più bambini

A preoccupare maggiormente è il tasso di natalità, sempre più basso specialmente nell'alta Valle Brembana dove su venti Comuni ben nove (più uno in Valle Taleggio, ovvero Vedeseta) non hanno registrato nessuna nascita durante il 2022.

Si tratta di Cassiglio, Cusio, Foppolo, Moio de' Calvi, Mezzoldo, Piazzolo, Ornica, Santa Brigida e Valleve. Dando uno sguardo più specifico all'alto Brembo, i residenti complessivi si sono fermati a 6.499, con un calo di 500 negli ultimi anni.

Ma a perdere abitanti non solo soltanto i piccoli borghi montani, bensì anche quei centri cittadini più a valle come San Giovanni Bianco, San Pellegrino e perfino Zogno, definito il "capoluogo" della valle, che fino a qualche anno fa contavano un bacino di residenza ben superiore alle cinquemila anime mentre ora la media è di 4.600 abitanti. Fatta eccezione per Zogno che mantiene un profilo di circa 8.500 cittadini - seppur sempre molto meno rispetto agli oltre novemila di diverso tempo fa.

I motivi sono sempre quelli già noti: mancanza di alcuni servizi essenziali - primo tra tutti l'indebolimento dell'ospedale di San Giovanni Bianco -, criticità viabilistiche e infrastrutturali e costi in alcuni casi proibitivi (come quelli energetici) che non vengono tamponati da alcun incentivo né misure di defiscalizzazione, sebbene richiesti a gran voce negli ultimi anni da sindaci e Comunità Montana.

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