La fotografia, linguaggio ideale per raccontare la cultura d'impresa di due capitali del fare
Esposizioni al Museo della Fotografia Sestini di Bergamo, allo Spazio Fondazione Negri di Brescia e alla Fondazione Dalmine
di Paolo Aresi
Ma se la cultura bergamasca è soprattutto cultura del lavoro, è possibile non parlarne, non celebrarla, non comunicarla nell’anno in cui Bergamo con Brescia è capitale italiana della Cultura? No, sarebbe un vuoto. Questo è uno dei nostri elementi specifici, una nostra qualità da raccontare al mondo.
Come? Per esempio con una mostra fotografica. O magari un libro. O tanti libri che raccontano storie di impresa. I tanti bergamaschi che sono partiti dalla cantina o dal garage e che oggi rappresentano aziende di altissimo livello. Mercoledì mattina all’ex convento di San Francesco in Città Alta è stata presentata la mostra fotografica “Cultura d’impresa - Storie di innovazione in fotografia”. Una rassegna che vuole trasmettere proprio il senso del nostro intraprendere, del nostro fare azienda, industria. Viene inaugurata sabato 1 aprile e prevede tre sedi: a Bergamo al Museo della Fotografia Sestini, a Brescia allo Spazio Fondazione Negri e a Dalmine alla Fondazione Dalmine (dal 14 aprile). La mostra chiude il 9 luglio.
Cotonificio Legler. Operaie al lavoro ai filatoi ad anello (rings), [anni ’30]
Dalmine. Operai, 1977 ©Studio Da Re
Rumi Fonderie Officine. Fusione in acciaieria, 1961 © Studio Da Re
Mercoledì mattina, alla presentazione c’era la Bergamo che conta, a partire dal sindaco Giorgio Gori e dall’assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti. Parole di grande apprezzamento, parole sull’importanza dell’impresa, della manifattura che è parte della nostra identità. Che anche in questo campo è molto simile a quella bresciana. È intervenuto Roberto Sestini, che del Museo fotografico è stato il propulsore: «Abbiamo a disposizione centinaia di migliaia di fotografie, non si potevano usare per dare un’idea dell’impresa e del lavoro fra Bergamo e Brescia?», ha detto l’imprenditore, sottolineando come questa mostra sia naturale figlia del museo fotografico, un patrimonio enorme di immagini.
Marco Ghisalberti, amministratore delegato della Fondazione Bergamo nella Storia, ha portato il suo saluto. Ma l’intervento esplicativo è stato quello della direttrice del Museo delle Storie di Bergamo, nel cui ambito rientra il Museo Fotografico, Roberta Frigeni, che ha sottolineato l’enorme lavoro curato tra Bergamo, Brescia, Fondazione Dalmine, Fondazione Legler, l’impegno per selezionare e scegliere il materiale fotografico. Che per Bergamo arriva da diversi archivi mentre per Brescia è patrimonio di un unico studio fotografico, lo Studio Negri, che per un secolo è stato il riferimento dell’industria bresciana.
Cartellone pubblicitario della "nuova città" di Zingonia, 1965 ©Studio Da Re
Le piscine Italcementi a Bergamo, 1966 ©Fausto Asperti
F.lli Pesenti. Ritratto di operai, [anni ’50] ©Studio Da Re
Pasticceria Balzer. Addette al confezionamento dei panettoni, 1958 ©Studio Da Re
Cotonificio Legler. Giovanni Enrico Legler consegna il “Premio di anzianità” a una lavoratrice, 1957-1958 ©Studio Da Re
Al museo della Fotografia Sestini nell’ex convento di San Francesco, negli spazi dell’antica chiesa, l’allestimento comprende cento immagini, “Un percorso tra le capacità innovative che hanno reso il nostro territorio protagonista della storia economica italiana ed europea, dagli albori del Novecento sino alle eccellenze dell’impresa 4.0”, come si dice sulla cartolina di invito.
Le mostre non si limitano a illustrare le nostre aziende agli albori, percorre gli anni, i decenni e arriva fino all’attualità, fino alle industrie che si affidano in larga parte ai computer, all’automazione, ai robot. Il catalogo, ricco di immagini e di informazioni, si apre con l’immagine dell’officina di un fabbro con tanto di incudini, maglio, tinozze, muri neri: l’officina dell’inizio del Novecento, che è rimasta di attualità fino agli anni Cinquanta. Tra le prime fotografie anche quella degli operai che a mani nude, in camicia e con il berretto in testa spostano degli enormi tubi. Oppure quella di un carrello ferroviario sospeso per aria mediante una gru della Fervet, l’industria che produceva carrozze ferroviarie a Bergamo, in via Borgo Palazzo, fino agli anni Settanta.
A Bergamo la mostra è aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18.