La diatriba

«L’auto è taroccata»: cliente insoddisfatto minaccia il concessionario

Un settantenne compra auto d'epoca e vuole indietro 4.550 euro, ma il rivenditore chiama i carabinieri. E la vicenda finisce in tribunale

«L’auto è taroccata»: cliente insoddisfatto minaccia il concessionario
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Aveva venduto quella Porsche 912 a gennaio 2022. All’inizio al concessionario di Valbrembo sembrava una transazione come le altre: l’auto d’epoca era stata acquistata da un settantenne del Milanese, che aveva versato una caparra di 3.500 euro e poi aveva saldato il conto con i restanti 35 mila.

Poi, però, sono iniziati i problemi: dopo poco tempo, il milanese lo aveva ricontattato, sostenendo che il mezzo fosse «un tarocco» per una serie di presunti difetti, e chiedeva 4.500 euro. Al rifiuto del venditore di consegnare il denaro, erano arrivate le minacce.

La vicenda, riportata oggi (sabato primo aprile) da BergamoNews, è finita ora in tribunale. Durante la prima udienza svoltasi ieri il rivenditore di auto si è detto convinto di essere nel giusto. Ha poi spiegato che preoccupato per le frasi del cliente insoddisfatto, aveva chiamato i carabinieri di Villa d’Almè-Sorisole. In seguito, si era messo d’accordo con il settantenne per incontrarsi e consegnare i primi 1.500 euro. Al passaggio di denaro, era stato sorpreso dai militari ed arrestato con l’accusa di estorsione.

Il giudice, però, ha ridimensionato la questione, definendola «esercizio arbitrario delle proprie ragioni», in quanto il cliente sembrava essere veramente convinto che il veicolo comprato avesse dei difetti.

In particolare al telaio, con parti non originali che per lui avrebbero potuto comportare, dopo eventuali controlli della Polizia stradale, il sequestro del mezzo. La casa automobilistica, tra l’altro, ha dichiarato che il motore della Porsche, pur essendo dello stesso tipo, non era l’originale.

Il rivenditore, d’altra parte, ha sostenuto che il milanese fosse al corrente di quelle specifiche. Tant’è che, non rientrando nella categoria “Matching Numbers”, cioè i veicoli in cui c’è corrispondenza tra i numeri seriali delle parti meccaniche e quelli del registro di produzione del costruttore, l’articolo era costato molto meno.

Fossero state tutte originali, sarebbe arrivato a costare tra i cento e i centoventimila euro.

Prossima udienza il 26 giugno.

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