Le foto e il video dei quattromila Sikh che hanno invaso, festanti e scalzi, le strade di Bergamo
Sono partiti da piazza Pontida e sono arrivati in via Spino, al piazzale del mercato. «Portiamo un messaggio di pace e festeggiamo l’arrivo della primavera»
di Camilla Amendola
Ieri, sabato 1 aprile, un corteo di circa quattromila Sikh, fedeli dell’omonima religione nata nella città Kartarpur Sahib (India) nel XV secolo, ha riempito le strade di Bergamo.
In città ha infatti avuto luogo il Nagar Kirtan, ovvero un corteo religioso che si svolge in ogni parte del mondo che ospita Sikh durante il mese di Vaisakhi. «Vengono cantati gli inni sacri nelle strade delle città per portare un messaggio di pace alle comunità. Inoltre festeggiamo anche l’arrivo della primavera e il risveglio della natura», ci ha raccontato una signora presente alla manifestazione. «Per noi è importantissimo celebrare la nostra religione e farlo con i nostri abiti tradizionali», ci ha spiegato invece un uomo sulla quarantina.
Colori e musiche del corteo
Il corteo, partito da piazza Pontida, è stato aperto da uomini alla guida di Porsche nere, persone con ruoli di rilievo per la comunità Sikh, seguiti da una trentina tra donne e uomini che, senza tregua e scalzi, spazzavano la strada pulendola da eventuali mozziconi e sporcizia. Intanto un ragazzo, anche lui a piedi nudi, puliva la strada con una pompa d’acqua. Quest'ultimo ci ha detto: «Si tratta di un gesto simbolico di purificazione. Togliamo la sporcizia dalla strada prima del passaggio del carro sacro che trasporta il Sri Guru Granth Sahib e il libro sacro».
Vi erano poi dei ragazzi e uomini che, indossando le tradizionali divise antiche dei soldati pungiabi, simulavano scene di combattimento con le sciabole e aprivano la strada alla banda musicale e al carro che trasportava il capo religioso. L’arancione e il bianco, i fiori appesi, i cuscini e le coperte con i dettagli in oro presenti sulla carrozza sacra riportavano alla mente i grandi film della tradizione bollywoodiana. Un corteo di migliaia di fedeli seguiva ordinatamente il leader religioso con il capo coperto. Le donne indossavano veli colorati, abbinati agli abiti, mentre gli uomini turbanti prevalentemente arancioni (a simboleggiare la morte), gialli (per la difesa della religione) e blu (per indicare la libertà e l’entusiasmo). Chi seguiva il carro sacro non era obbligato a essere scalzo, la maggior parte indossava le calzature, ma c’erano molti, soprattutto uomini, che avevano comunque deciso di non metterle.
La sfilata era poi chiusa da un pick-up su cui erano seduti dei bambini che, muniti di microfono, cantavano gli inni sacri. Durante tutto il corso della camminata venivano distribuite mele rosse ai fedeli e bandane per coprire il capo ai curiosi.
L'arrivo al piazzale del mercato
Dopo essere partiti da Piazza Pontida, aver attraversato via Moroni e via San Bernardino, il corteo è approdato in via Spino, nel piazzale dove il lunedì si tiene il mercato. Ad attendere i Sikh c’erano grandi pentoloni argentati che emanavano un forte e invitante profumo di spezie e cibo. Non mancavano poi le bancarelle, per permettere ai più piccoli di acquistare giochi e palloncini, e un palco sul quale i musicisti e i combattenti si sono esibiti.
Il clima di festa ha attirato anche qualche italiano curioso, circa una trentina di persone, mentre tante altre si sono affacciati ai balconi al passaggio del corteo o sono usciti in strada per "spiare" quest’interessante usanza. «Partecipo ogni anno al Nagar Kirtan, anche se non sono Sikh. Mi piacciono molto questi colori, l’atmosfera e la loro religione», ha rivelato una ragazza italiana di vent’anni.
Lamentele fuori dal coro
Nonostante ciò, però, non è mancata qualche voce polemica (fuori dal coro). «Tutta Bergamo ferma per questa cosa. Cos’è? Un matrimonio? È possibile che ci sia tutto bloccato per far passare loro?», si è lamentato un ragazzo marocchino. Altre persone alla guida delle proprie autovetture hanno cercato di convincere le forze dell’ordine presenti a farli passare: «Mancano cento metri e arrivo a casa», urlava un signore. Un altro invece, con toni più pacati, diceva a un carabiniere che «non avrebbe dato fastidio a nessuno, ma solo parcheggiato la propria macchina sotto casa». Alla fine hanno tutti dovuto portare solo un pizzico di pazienza.