Cologno, il marito la picchiava «anche quando ero incinta»: a processo un uomo
La donna è una cinquantenne marocchina. Lui ora è tornato in Marocco, abbandonandola con i due figli. Chiesta condanna di tre anni
Per anni l'uomo con cui era sposata dal 2006 la picchiava. Anche quando era incinta dei loro due figli, due gemelli. «Ora voglio solo il divorzio». A parlare è una donna marocchina di 50 anni, in Italia dal 2003. Nel processo per maltrattamenti a carico dell'uomo, la pm Laura Cocucci ha chiesto una condanna di tre anni per «una situazione di reiterazione, anche di violenza economica per non aver ottemperato alla esigenze familiari».
Il fattore economico è un altro punto della relazione tra i due. Il motivo delle botte, secondo la donna, sarebbe proprio il mantenimento dei due figli. «Anche quando ero incinta - ha raccontato in aula (come riporta Corriere Bergamo) -. All'inizio ogni due o tre mesi, poi anche ogni quindici giorni. Appena gli dicevo che doveva lavorare per il futuro dei nostri figli, mi dava gli schiaffi sulla testa». A mettere zizzania, ha sostenuto la donna, sarebbe stata la madre di lui.
Lui è tornato in Marocco, abbandonandola con i figli
All'inizio, ha raccontato lei, andava tutto bene. La donna è arrivata in Italia nel 2003, lui è arrivato più tardi. Si sono sposati nel 2006 e insieme vivono a Cologno al Serio. Tre anni dopo sono nati due figli, gemelli. Qualche anno più tardi, nel 2010, il marito - che faceva il gessista - è rimasto ferito in un incidente sul lavoro. I soldi del risarcimento, tuttavia, li avrebbe usati soltanto per la spesa e non per badare ai figli.
«Soffro di epilessia - ha aggiunto -, ho l'invalidità. Lui lo sapeva anche prima del matrimonio. Nell'ultimo anno mi diceva che ero pazza». Così lei è tornata in Marocco per tre anni, per poi ritornare in Italia nel 2017 grazie al padre di lui. Ma nulla è cambiato: «Ha ricominciato come prima». Insieme hanno cambiato casa, ma poi sono stati sfrattati. E così il marito l'ha abbandonata sola, con due figli, ed è tornato in Marocco.
L'avvocato dell'imputato ha sostenuto in aula che le imputazioni meno recenti andrebbero prescritte, mentre le più recenti configurabili in percosse (che decadrebbero, come riporta il quotidiano, con la «remissione di querela»). Il perché è dovuto a una frase non chiara della donna, che pur conoscendo l'italiano si è avvalsa di un interprete per spiegare alcuni dettagli. Alla domanda del presidente Giovanni Petillo se volesse continuare il processo, infatti, lei ha risposto: «Lo lascio a Dio. Però voglio i soldi per i figli». Il prossimo 10 maggio sarà disposta la sentenza per l'uomo.