Angela, vedova di un casellante: «La nostra vita felice nella casa sui binari in via Moroni»
La signora Tino, 80 anni, risiede nell'abitazione a bordo ferrovia dal 1968. «In futuro spero di acquistare questo casello»
di Clara Scarpellini
Quello in via Giovan Battista Moroni non è un casello ferroviario qualsiasi. Ben lontano dall’essere un vecchio rudere di un mestiere dimenticato, è abitato dal 1968 dalla signora Angela Tino, 80 anni di origini calabresi, che racconta emozionata la vita vissuta come moglie di un casellante.
Suo marito Antonio Lipari era infatti uno dei “registi” delle ferrovie della nostra città: attraverso una manovella azionata a mano aveva il compito di abbassare e alzare le sbarre per fermare il traffico durante il passaggio dei treni a orari ben precisi.
Durante il proprio turno, il casellante si ritirava in una piccola garitta situata all’esterno della casa nella quale viveva per sorvegliare i binari e segnalare al convoglio in arrivo, di giorno con una bandiera e di notte con una lanterna, se la strada fosse libera.
La vita nel casello ferroviario
Al loro arrivo a Bergamo, avvenuto nella seconda metà degli anni Sessanta, il casello ferroviario di via Moroni ospitava altri casellanti, con i quali il marito di Angela alternava i turni di lavoro.
«Con tutte quelle persone, nella casa c’era un’atmosfera calda e accogliente - ricorda la signora Tino -. Eravamo una grande famiglia allargata, specialmente per la presenza dei nostri tre figli, che sono cresciuti qui dentro».
Il loro era il classico alloggio dato in dotazione, negli anni di servizio, alle famiglie del personale delle Ferrovie dello Stato, che chiedevano in cambio un affitto modesto. La casetta costeggia i binari, è circondata da una staccionata che abbraccia un bel giardino dove c’è l’orto e uno spazio per alcuni animali da cortile.
Distribuita su due piani, in passato l’abitazione mancava dei moderni impianti di riscaldamento: «Adesso abbiamo modernizzato tutto, ma una volta avevamo solo una piccola stufa. A volte bruciavamo le traverse delle rotaie che dovevano essere cambiate».
Non solo un semplice treno
Per persone come Antonio, sua moglie Angela e le altre famiglie dei casellanti, il treno è sempre stato molto più di un semplice mezzo di locomozione (...)