L'abbraccio del Villaggio degli Sposi a Loubana e alla sua famiglia siriana
Originaria della Siria, con marito e due figlie è arrivata a Bergamo attraverso don Moioli e la comunità di Sant'Egidio
di Camilla Amendola
«Mi manca la mia famiglia e anche i miei amici, ma a casa mia non posso tornarci». Loubana ha 31 anni. Lei e la sua famiglia, composta dal marito Wasem e dalle due figlie Rahaf e Shahd, 11 e di 8 anni, sono arrivati in Italia nell’ottobre del 2017.
I loro volti, quella sera di sei anni fa, erano stanchi; i loro occhi, invece, erano pieni di immagini atroci che non potranno mai dimenticare. Sono profughi di guerra e sono scappati dalla Siria. Il loro viaggio è stato un’Odissea.
Un gesto di cuore
Un anno prima, nel 2016, un signore - che ha sempre voluto restare anonimo - chiese all’allora parroco del Villaggio degli Sposi di Bergamo, don Patrizio Moioli, di avere un colloquio privato con lui.
Nell’occasione spiegò al prete che, dopo il decesso di entrambi i suoi genitori, si era trovato ad avere un appartamento libero. Avrebbe potuto metterlo in affitto, ma per caso gli era capitato di leggere delle notizie sulla guerra in Siria, iniziata nel 2011.
Tutte le informazioni sulle atrocità che, ancora oggi, vivono civili e bambini, avevano scosso nel profondo l’uomo, il quale aveva così deciso di provare a fare qualcosa per quelle persone. E aveva pensato che quell’appartamento potesse venire utilizzato per ospitare dei profughi.
Il curato non se lo fece ripetere due volte e in men che non si dica istituì un comitato di quartiere e rivolse ai presenti una proposta molto chiara: «Vorrei contattare la comunità di Sant’Egidio (associazione di laici diffusa in settanta Paesi nel mondo che si occupa di volontariato e di aiuto agli ultimi, ndr) per salvare almeno una famiglia dalla guerra in Siria». Il gruppo decise di accettare.
Dalla Siria a Bergamo
«Ospitare una famiglia che scappa da una guerra non è semplice» spiega Sara, una delle volontarie che segue la famiglia di Loubana (...)