Dottore a processo per violenza sessuale su un'infermiera (ma sarebbero molti gli episodi a suo carico)
Dalle testimonianze emergono presunti problemi di dipendenza del medico. Un paziente da lui dimesso morì il giorno dopo
Una storia preoccupante quella che viene ricostruita durante il processo a K.D., medico 49enne di origine russa, accusato di violenza sessuale nei confronti di un'infermiera 57enne al Pronto soccorso di San Giovanni Bianco. Già, perché il grave fatto è solo uno nella lunga sequela di episodi di presunta malasanità, riportati dal Corriere Bergamo, che ha portato al suo trasferimento a Seriate e poi alla rottura del rapporto con la cooperativa per la quale lavorava.
Le molestie a un'infermiera del Pronto soccorso
L'episodio incriminato sarebbe avvenuto la sera del primo settembre 2018 quando l'imputato, di turno dalle 20, fu visto arrivare dalla donna nel parcheggio della struttura in moto, sgasando ed in stato euforico. Una volta sceso dalla due ruote, avrebbe strofinato la testa a un'infermiera 40enne chiamandola «la sua preferita», poi avrebbe cinto alle spalle lei, strofinandole gli organi genitali contro i glutei. Quando la donna ha manifestato il suo fastidio, sarebbe arrivata anche una pacca sul sedere: a quel punto, lei l'avrebbe invitato a concentrarsi sul suo lavoro.
Le disastrose visite dei pazienti
Il triste spettacolo, però, non si è fermato lì, perché poi sono cominciate le visite ai pazienti. Nei quaranta minuti successivi, il medico ha all'inizio rifiutato di visitare un ragazzino che aveva sbattuto l'inguine contro il manico della bici, facendolo solo dopo insistenza della madre. Poi non ha ritenuto necessario suturare un profondo taglio al dito di un operaio (ci ha pensato di nascosto un'infermiera al posto suo), evitando anche di compilare il documento per l'Inail. Infine, davanti a un'anziana con dolori all'addome, ha appoggiato due dita sulla sua pancia dicendo che non era niente di grave. Poco dopo, la signora venne ricoverata per una pancreatite acuta.
L'aggressione e l'intervento dei carabinieri
Quando inoltre l'infermiera 40enne aveva fatto notare a K. D. che l'operaio non avrebbe dovuto pagare il ticket e c'era da firmare un modulo, quest'ultimo avrebbe dato in escandescenza, urlandole contro insulti e sostenendo che l'avrebbe rovinata, facendola licenziare e portandole via la casa. L'atteggiamento aggressivo dell'uomo ha peraltro spinto la 57enne a mettersi in mezzo, temendo che la collega potesse essere picchiata dal dottore.
Poi c'è stato l'intervento dei carabinieri, con trenta minuti in cui il russo avrebbe puntato la telecamera del telefonino contro i militari dell'Arma, prima di fornire le sue generalità, ed è apparso loro in evidente stato di alterazione. Alla richiesta di sottoporsi a un esame tossicologico da parte del referente del Pronto soccorso, si sarebbe perfino rifiutato ed avrebbe tentato di nascondere gli effetti dell'assunzione di droghe prendendo un boccettino di Lexotan, poi rinvenuto nel cestino di una stanza.
La morte del paziente dimesso la sera prima
Allontanato da San Giovanni Bianco, il referente sentì parlare di lui di nuovo nel 2019, quando un paziente con sclerosi multipla arrivò al 118 di Piario. Era in arresto cardiaco per un'occlusione intestinale, morì poco dopo. La sera prima era stato dimesso dal pronto soccorso di Alzano, proprio dall'imputato. Il medico era ricomparso poi il 23 aprile 2020, ma stavolta era lui il ricoverato all'ospedale di Bergamo: ubriaco, aveva avuto un litigio dopo un incidente e si trovava ancora in stato di alterazione.