Cinema

“Suzume”, elaborazione animata dei traumi del Giappone

C'è un po’ di tutto nell’opera di Shinkai, ma non ancora abbastanza per guardare i grandi maestri dritto negli occhi

“Suzume”, elaborazione animata dei traumi del Giappone
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Di Fabio Busi

Certi autori giapponesi impressionano per l'amore e la cura che mettono nelle loro opere d'animazione. I precedenti sono illustri, da Miyazaki a Takahata. Nomi giganteschi, che mettono soggezione. Le nuove generazioni inevitabilmente devono fare i conti con quei capolavori, e questo non aiuta.

Prendiamo “Suzume”, l'ultimo film di Makoto Shinkai. È un’opera mastodontica, quasi eccessiva nella sua ricchezza. Un comparto estetico che fa stropicciare gli occhi, una carezza per i nostri sogni immaginifici: costruisce la meraviglia della visione attraverso scenari imponenti (che percorrono le diverse regioni giapponesi), dettagli minimi perfettamente cesellati, scene mirabolanti, mostriciattoli teneri (gattini metafisici, sedie parlanti) o spaventose catastrofi incombenti (vermi giganti dall'aldilà).

Alle iperboli fantasy si contrappone tuttavia una concezione realistica. Villaggi, strade, città, treni, automobili, appartamenti, librerie, cellulari, i tanti personaggi che la protagonista incontra. Un'avventura scandita da questioni pratiche, che costituiscono il percorso di formazione della ragazza: Suzume deve lavorare al bar, trovare il modo di spostarsi, imparare ad accudire dei bambini, rintracciare un nemico sfuggente.

Attraverso queste peripezie, Shinkai sembra tracciare un percorso generazionale che riguarda i giovani, la memoria, le tragedie nazionali (il maremoto del 2011). L'eroina deve diventare adulta, e non può sconfiggere la minaccia senza mettere in gioco la sfera dei sentimenti più intima e dolorosa. Una sfida che sa di incantesimi e stregonerie, ma rappresenta un po' il senso di tragedia-decadenza incombente sulla nazione, tra catastrofi naturali e un difficile ricambio generazionale (pensiamo agli hikikomori). Per dare speranza al Giappone, gli adolescenti come Suzume devono saper sacrificare quanto di più prezioso possiedono, andando a scavare nei traumi del loro passato.

C'è un po’ di tutto nell'opera di Shinkai, ma non è ancora abbastanza perché possa guardare i grandi maestri dritto negli occhi. C'è forse troppo, eppure manca qualcosa...

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