È morto l'attore Omar Rottoli. L'ultimo desiderio: «Niente fiori, sostenete progetti umanitari»
Vinto dal un male inesorabile, è stato protagonista di monologhi teatrali di grande impatto. Martedì 9 maggio a Bonate Sotto i funerali
di Giambattista Gherardi
Un uomo dal cuore grande, un attore che in memorabili monologhi ha raccontato storie e accompagnato gli spettatori nei luoghi della memoria. Omar Rottoli si è spento oggi, domenica 7 maggio, a Bonate Sotto, a soli 47 anni, vinto da un male inesorabile contro cui ha combattuto con lucida determinazione negli ultimi mesi.
Omar non era un attore professionista, ma da tutti era riconosciuto come tale per l'altissima qualità dei monologhi che proponeva, curati nella recitazione e nella doviziosa ricostruzione storica, spesso proposti sui luoghi stessi di cui raccontava. Memorabili, dal 2008, le decine e decine di repliche (non solo in Bergamasca) di Vajont di Marco Paolini, frutto di meticolosa preparazione ma anche di studio approfondito dei luoghi, delle carte processuali e degli articoli di Tina Merlin, dalla quale aveva mutuato una convinta ricerca della verità dei fatti.
Un approccio poi ancor più visibile in I-TIGI - Canto per Ustica, sempre di Paolini, nel quale narrava uno dei grandi misteri italiani con musica dal vivo; oppure nel più recente Il Battaglione Bosniaco, dove ricordava i fatti di Carzano del 1917, che avrebbero potuto mutare le vicende della Grande Guerra.
Omar sentiva suo l'impegno di denuncia e, soprattutto, la volontà di dare alle vittime risposte che i giudici e la storia non avevano prodotto. La sua esperienza poggiava su un'umanità infinita, costruita in oratorio da animatore e volontario, sui campi di calcio nel ruolo di portierone, negli incontri amichevoli di cui era ispiratore, anima e carismatico riferimento.
Rottoli era un competente tifoso juventino e a lui, nel 2019, era stato affidato attraverso un commovente monologo il ricordo delle vittime dell'Heysel durante l'annuale commemorazione a Reggio Emilia. Era affascinato dalla storia (nel suo impegno non aveva dimenticato anche la storia del Grande Torino) e poche settimane fa aveva ripostato sui social una citazione di Martin Luther King alla vigilia dell'attentato che gli costò la vita: «Voglio soltanto fare la volontà di Dio. Sono così contento, questa sera. Non sono preoccupato di nulla, non temo nessun uomo. I miei occhi hanno visto la gloria della venuta del Signore».
Quasi un consapevole testamento spirituale, condiviso con la moglie Mariamne (sposata lo scorso dicembre) e con tanti amici che ora lo ricordano con immutato affetto. Fra i suoi scritti anche un invito alla solidarietà, postato sul suo profilo social dopo la morte: «È mia volontà che nessuno porti fiori; che piuttosto, liberamente, vengano spesi dei soldi per progetti umanitari, ciascuno secondo coscienza, a partire da progetti del territorio fino a respiro più ampio».
La camera ardente è allestita a Bonate Sotto in via San Lorenzo 4/A. I funerali saranno celebrati nella chiesa parrocchiale di Bonate Sotto martedì 9 maggio alle ore 10.