L'Inps nella Bergamasca perderà 70 dipendenti, i sindacati: «Servizi a rischio chiusura»
Nel giro di 15 anni i dipendenti nella sede provinciale sono passati da 600 a 270. A incidere il carovita, tra spesa ed affitti
Nel corso del 2023, tra pensionamenti e richieste di trasferimento, gli uffici Inps della provincia di Bergamo perderanno all'incirca una settantina di dipendenti, a fronte di un ingresso di 33 vincitori dell’ultimo concorso. Tra l'altro, in cinque hanno rinunciato e, secondo gli ultimi dati resi noti dall'ente, oltre ai 17 impiegati che andranno in pensione, nella Bergamasca sono state accolte 52 domande di trasferimento. Il numero maggiore di tutta la regione, senza contare che nessuno ha chiesto di essere trasferito a Bergamo, dove nel giro di quindici anni nella sede provinciale si è passati da 600 a 270 dipendenti.
Giovedì agitazione e presidio in città
La situazione è diventata grave negli ultimi tempi: Bergamo si è ritrovata tra le provincie meno attrattive, così come altre città del Nord Italia: il primo problema è imputabile al carovita, tra spesa ed affitti. La situazione, comunque, è abbastanza simile in ogni provincia lombarda, tanto che a livello regionale si è deciso lo stato di agitazione e programmato un presidio, che nel capoluogo orobico si terrà il prossimo giovedì 18 maggio, in viale Vittorio Emanuele, dalle 10.30 alle 12.30.
Le carenze d'organico
«Da tempo i sindacati della Lombardia denunciano la pesante carenza d'organico, con ricadute su carichi di lavoro, prestazioni e servizi da garantire – ha detto Maurizio Lorini, segretario generale di Cisl Fp Bergamo -. La carenza di personale è al 57,2 per cento. Delle 471 persone assegnate alla Lombardia, nonostante la carenza di 830 persone, hanno preso servizio lo scorso 17 aprile solo in 355. Significa che le rinunce sono state di circa il 29 per cento, un dato distante dall’8 per cento dichiarato a livello centrale».
Poche assunzioni e scarso ricambio generazionale
Mentre le nuove assunzioni sono poche, continuano i pensionamenti e le mobilità, tra «stanchezza, frustrazione ed età che avanzano tra i dipendenti dell’istituto, a cui manca il necessario turnover. C'è il rischio di chiusura dei servizi, soprattutto nelle agenzie territoriali, ma ad arrancare ci sono anche le sedi provinciali, con alcuni uffici mandati avanti da due o tre lavoratrici e lavoratori». Con questi numeri, secondo il sindacalista, la situazione di Bergamo è peggiorata e si rischia di non riuscire a rispondere alle esigenze di aziende e cittadini.
«Chiediamo che tutte le parti istituzionali e sociali del territorio si facciano carico del problema – ha concluso il segretario -, altrimenti ci troveremo presto senza sportelli, soprattutto nelle sei agenzie in provincia, e la questione peggiorerà sempre più, con disservizi e risposte dilatate nel tempo».