Esplode il numero dei b&b dopo il Covid: ora sono 790
Secondo VisitBergamo, Città Bassa non rischia di perdere residenti, ma Città Alta non si può dire altrettanto fuori pericolo
Le strutture extra alberghiere in città avevano raggiunto le 831 nel 2019 contro le 750 del 2018 e la loro crescita era stata bloccata solo dal Covid e dai successivi lockdown. Tuttavia, già nel 2022 - e ci si può aspettare lo stesso in un 2023 che è anno della Capitale della Cultura -, i numeri sono tornati a crescere con un dato che parla di 790 strutture (123 in più rispetto al 2021) registrate in città.
Il problema è Città Alta
«Rispetto al 2019 c’è stata una crescita del 13,4%, mentre sul 2021 del 7,3%. Nel 2019 le strutture erano 1.793, salite a 1.808 nel 2020, a 1.885 nel 2021 e a 2.033 a dicembre 2022», sono i dati riportati dall’amministratore delegato di VisitBergamo Christophe Sanchez in un'intervista a L'Eco di Bergamo, dove ha anche sottolineato: «Città Bassa ad esempio non ha il pericolo di svuotarsi e perdere residenti. Ma servono norme per mitigare una crescita che in Città Alta rischia di diventare esponenziale».
Un problema per tutta la città
Già nel suo intervento di benvenuto all'assemblea nazionale di Federalberghi di metà maggio, anche il sindaco Giorgio Gori aveva raccontato la propria preoccupazione, ribadendo come le amministrazioni siano attualmente prive di leve concrete, ma chiedendo al governo di poter ottenere degli strumenti concreti. «È importante che nei centri storici ci abitino persone e famiglie vere e non solo turisti, altrimenti il rischio è che si trasformino in luoghi non più in grado di mantenere la loro autenticità». La questione si lega inevitabilmente al problema abitativo, ai prezzi troppo alti e alla ricerca degli studenti universitari di case o camere in affitto.