Per godere appieno della bellezza della Presolana bisogna passare dal rifugio Albani
Lì, in un contesto magico e quasi surreale, verità e leggende si intrecciano, offrendoci una valle solitaria e riservata: la Val di Scalve
di Angelo Corna
Si dice che per comprendere appieno il fascino e la bellezza della Presolana sia necessario passare una notte al rifugio Albani. Situato a dirimpetto della suggestiva parete nord della Presolana, è un valido punto di appoggio sia per gli alpinisti, viste le numerose vie d'arrampicata che la Regina delle Orobie offre, sia per gli escursionisti che vogliono godersi lo splendido paesaggio e degustare ottima specialità casalinghe.
Qui, in un contesto magico e quasi surreale, verità e leggende si intrecciano, offrendoci racconti dimenticati ma anche veri pezzi di storia che raccontano la vita di una valle solitaria e riservata. La Val di Scalve.
La nostra escursione trova partenza dalla frazione Carbonera di Colere, dove in prossimità degli impianti da sci si snoda il sentiero Cai 403. Il tracciato sale lungo la strada forestale, attraversando il bosco tra scrosci d’acqua e suggestivi ponticelli di legno.
Salendo di quota il panorama si apre in tutta la sua bellezza, mostrandoci la parete nord della Regina delle Orobie e i vicini monti Ferrante e Ferrantino. Dopo circa due ore di cammino, raggiungiamo la zona che ospita le antiche baracche dei minatori e le vecchie miniere di fluorite, oggi in disuso. Sono ancora visibili gli ingressi delle gallerie (ora chiuse) e una piccola esposizione delle attrezzature di lavoro utilizzate per l’estrazione.
Sono gli ultimi sforzi: davanti a noi, in un ambiente che possiamo definire dolomitico, fa capolino il rifugio Luigi Albani. A fare da sfondo alla meraviglia troviamo le vicine cime scalvine, il Pizzo Camino, la Concarena e i monti Venerocolo e Demignone.
Dal rifugio possiamo, con pochi passi, raggiungere la vicina Croce dei Minatori. Impossibile non restare meravigliati: ripristinata nel 2018, si erge a sbalzo sull’abitato di Colere, situato mille metri più in basso.
Nel lontano 1912 alcuni amici rilevarono, nella zona del laghetto di Polzone, due vecchie baite dei minatori. Battezzate con i nomi di Trento e Trieste, diventarono fin da subito un punto di appoggio per gli alpinisti…