L'alluvione

Alluvione in Emilia Romagna, sprint dei motociclisti da Mozzo in soccorso a Faenza

Quando hanno visto le immagini, i centauri di Cer Lombardia sono partiti con pale e badili. Davide Rota: «Laggiù erano tutti stupiti»

Alluvione in Emilia Romagna, sprint dei motociclisti da Mozzo in soccorso a Faenza
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di Dino Ubiali

Quando hanno visto le immagini delle devastazioni provocate dall’alluvione in Emilia Romagna, i motociclisti dell’associazione Cer Lombardia (che ha sede in via Papa Giovanni XXIII) non ci hanno pensato due volte: pale, badili, tira fango, tergi acqua, guanti e carriole alla mano, sono partiti in direzione Faenza.

«Non potevamo rimanere semplici osservatori di quello che stava accadendo - spiega Davide Rota, presidente di Cer Lombadia -. La compassione non basta. Ho caricato la mia Station Wagon di attrezzature e sono partito alla volta della Romagna». Può sembrare un’attività improvvisata sull’emozione del momento, ma quella di Rota è stata in realtà un’azione coordinata con l’associazione veneta “Escursionisti su ruote Veneto”.

«Avevamo letto di quel farmacista romagnolo, endurista come noi, che si era offerto di portare medicinali nelle zone montane colpite dalle frane senza più collegamenti stradali. È partito un rapido tam-tam tra di noi e abbiamo trovato un contatto dei Motoclub locali Romagnoli, che ci hanno indirizzato subito dove c’era bisogno». Ovviamente le immagini televisive e le fotografie non rappresentano appieno la situazione drammatica che si vive invece sul posto.

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«Abbiamo già organizzato alcuni viaggi anche con pacchi alimentari grazie ai colleghi veneti, indirizzati soprattutto ai volontari che non toccavano cibo da diverso tempo, perché non volevano pesare su chi aveva già perso tutto. Mentre giravo per lasciare le attrezzature, davo anche qualche birra ai ragazzi che spalavano che, seppur immersi nell’acqua, non facevano soste e rischiavano la disidratazione con il fango sulla faccia».

Durante i viaggi, Rota si è aggregato per alcune ore ai gruppi di spalatori. «Ci siamo fermati, su indicazione dei colleghi enduristi, in via Angelo Lapi a Faenza e poi in via Cormons a Forlì». Case da svuotare di suppellettili inutilizzabili, cantine da prosciugare, pavimenti da pulire con il tergi acqua per togliere la fine pellicola di fango (...)

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