il caso

Stava per volare a Barcellona il 17enne accusato di terrorismo jihadista

Sospettato il tentativo di fuga: nessuna prenotazione in strutture ricettive e niente volo di ritorno per lui e la madre, che sarebbero dovuti partire sabato 3 giugno

Stava per volare a Barcellona il 17enne accusato di terrorismo jihadista
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Una normale vacanza, che però per gli inquirenti ha uno strano sapore di tentativo di fuga. Il giovane 17enne fermato a inizio settimana per associazione con finalità di terrorismo, addestramento, apologia e istigazione a delinquere aggravate sarebbe dovuto partire per Barcellona sabato sera, il 3 giugno, dall'aeroporto di Orio insieme alla madre. Tuttavia, Digos e Antiterrorismo che ne stavano osservando le mosse da tempo hanno deciso di fermarlo prima della partenza.

Nessuna prenotazione

Come riporta L'Eco di Bergamo, i biglietti acquistati con una carta di credito e tramite una mail che non risultano di nessuno dei due, nessun volo di ritorno, nonché la mancanza di prenotazioni collegate a loro sarebbero elementi non poco sospetti. Il giovane inoltre probabilmente si era accorto, o aveva il presentimento, di essere tenuto d'occhio e pedinato. Dalla cerchia famigliare continuano invece a ribadire si trattasse di una normale vacanza.

Clima di razzismo

Nel mentre, il comportamento tenuto dal ragazzo nato in Camerun, con cittadinanza italiana e orfano di padre (morto nel 2020 per una malattia), si sta dimostrando diverso da quello sui social. Al cospetto della madre e degli inquirenti ha pianto, sottolineando la pressione esercitata clima di razzismo che percepiva attorno a sé. Ma secondo l'accusa i capi di imputazione sarebbero pesanti.

Sostenitore del Daesh e dello Stato Islamico

Il ragazzo farebbe parte di una rete internazionale di giovani internauti sostenitori del Daesh, a 15 anni avrebbe pronunciato il giuramento di fedeltà allo Stato Islamico e al Califfo. Si sarebbe anche messo a disposizione per arruolare nuovi seguaci, fare propaganda e finanziare operazioni terroristiche. Avrebbe poi partecipando a seminari on line tenuti da predicatori radicali e archiviando video e documenti in cui erano contenute istruzioni per fabbricare ordigni esplosivi e incendiari.

La mappa della Maresana

Elemento chiave trovato nella sua stanza sarebbe la cartina raffigurante la zona della Maresana con tre croci che, secondo gli inquirenti, corrisponderebbero a tre obiettivi di possibili attentati: un traliccio dell’energia elettrica, l’eliporto Pighet di Ponteranica e una zona boschiva. A questo si aggiungono le frasi scritte sui social e una serie di chat su Telegram, dove il si parla di martirio, missili, guerra contro l’Occidente, jihad, miscredenti sconfitti in battaglia o da giustiziare, Roma e Casa Bianca  da conquistare, simboli cristiani da fare a pezzi.

 

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