Costi troppo alti e prodotti sintetici minacciano la produzione di latte in Bergamasca
Le materie prime hanno prezzi troppo alti, come il fieno sui 30 euro a quintale e la soia sopra i 60: «Stiamo tenendo duro»
L'1 giugno si è celebrata la Giornata mondiale del Latte, promossa dalla Fao, ma per gli allevatori, anche per quelli bergamaschi, non è questo il periodo giusto per festeggiare. Coldiretti lancia infatti l'allarme: «Le stalle bergamasche si stanno confrontando con una situazione critica dovuta all’aumento spropositato dei costi di produzione e al rischio della concorrenza del latte realizzato in laboratorio».
Fieno a 30 euro al quintale e soia oltre i 60
«Stiamo tenendo duro, perché vogliamo continuare la nostra attività», sono le parole di Giorgio Piovanelli, allevatore di Zanica, una delle 734 realtà bergamasche per un totale di più di 102 mila capi di bovine e più di 450 mila tonnellate di latte annuo consegnato all’industria di trasformazione. Piovanelli continua: «I costi di produzione sono ancora molto alti: il fieno lo paghiamo più di 30 euro al quintale e la soia oltre i 60 euro, per non parlare del costo dell’energia che è schizzato alle stelle e non accenna a scendere. Stiamo poi ancora assorbendo i danni causati dalla siccità dello scorso anno che non ci ha permesso di produrre il foraggio per alimentare il bestiame».
«Parte della nostra storia»
Nella Bergamasca, dove la tradizione casearia è un forte tratto distintivo e di eccellenza del territorio, «Salvaguardare il comparto latte vuol dire salvaguardare una parte importante della nostra storia», per usare le parole del presidente di Coldiretti Bergamo Salvaguardare il comparto latte vuol dire salvaguardare una parte importante della nostra storia», per usare le parole del presidente di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio.
Il latte sintetico
Coldiretti è preoccupata dagli aumenti delle materie prime, ma anche della «minaccia del latte sintetico, con Israele che si appresta a diventare uno dei primi Paesi al mondo a vendere veri e propri prodotti lattiero caseari senza mucche. Il ministero della Sanità di Israele ha concesso alla società Remilk, che sta già producendo su scala industriale in diverse aree del mondo, di vendere al pubblico i suoi prodotti lattiero caseari nati in laboratorio senza aver mai visto neppure l’ombra di una mucca usando il gene della proteina del latte e inserendolo in bioreattori per la crescita accelerata con un processo simile a quello usato un po’ per tutti gli alimenti creati in laboratorio».
Il 72% degli italiani non mangerebbe cibi da laboratorio
Una novità che preoccupa per la sua potenziale competitività, ma che intanto viene bocciata da quasi tre italiani su quattro, con il 72 per cento dei cittadini che non mangerebbe cibi sintetici ottenuti in laboratorio e solo il 18 per cento li proverebbe mentre il 10 per cento non sa e ha quindi bisogno di più informazioni, secondo un'indagine condotta da Tecnè.