Il rapinatore individuato col Dna 12 anni dopo e i colpi in passato alla "Point Break"
La carriera iniziata negli anni Settanta e i crimini con le maschere dei politici. Ma stavolta nega ogni coinvolgimento
Ci troviamo al distributore di benzina in via Duca d'Aosta a Romano di Lombardia, sono le ore 10 del mattino del 13 giugno 2011. Un uomo si avvicina alla cassa: indossa un passamontagna, un cappellino e sta puntando una pistola contro le due titolari, che sono sorelle. Si fa consegnare 250 euro e un assegno, poi si dà alla fuga. Una delle due donne, però, lo insegue, lo raggiunge e lo strattona. Il cappellino gli cade, ma lui riesce a dileguarsi. I carabinieri arrivano, fanno i rilievi e ascoltano i testimoni. Le indagini vanno avanti per un po' ma il colpevole non verrà mai trovato. Fino a oggi, forse.
Individuato col test del Dna
Già perché, come riportato oggi (giovedì 15 giugno) dal Corriere Bergamo, i Ris hanno confrontato il Dna trovato su quel copricapo, rimasto in archivio per così tanto tempo, con quelli della banca dati criminale ed hanno avuto un riscontro. Si tratta di A.M., un 74enne che ha fatto anche l'operaio, ma la cui principale occupazione fin dagli anni Settanta sarebbe stata un'altra: quella appunto del rapinatore.
Diverse le accuse, i processi e le condanne a suo carico, per un totale di circa quarant'anni di carcere, per la maggior parte scontati. Agli esordi, se lo ricordavano soprattutto perché nei suoi colpi indossava le maschere dei politici, come quella di Achille Occhetto. Uno stile che rimanda all'immaginario di Point Break, il film in cui dei surfisti rapinavano le banche con la maschere dei presidenti americani. Il modus operandi del sospettato era prendere il bottino e scappare, con danno zero. Tant'è che nessuno è mai rimasto ferito in una delle sue rapine.
Il colpo al supermercato e quelli alle farmacie
L'ultimo colpo è del 25 febbraio 2020, quando cercò di rapinare un supermercato a Pontoglio nel Bresciano, col volto coperto dalla mascherina anti-Covid e una pistola giocattolo. Con lui c'era anche un complice, ma alla fine fu arrestato in flagranza di reato. L'obiettivo, in realtà, era la vicina farmacia, che però avevano trovato chiusa. A lui sarebbero attribuiti altri nove colpi precedenti proprio in delle farmacie, da Urgnano a Città Alta. Tra le curiosità sul personaggio quella del 2010, quando scrisse una lettera al Presidente della Repubblica per chiedere la grazia e l'altra, secondo cui negli anni di Piombo aveva conosciuto in prigione Renato Vallanzasca.
L'imputato nega la rapina a Romano
Stavolta però A. M., che aveva ammesso delle rapine in passato, non ci sta e tramite il suo avvocato, nell'aula del tribunale di Bergamo, ha negato ogni coinvolgimento nell'episodio di Romano. La prossima udienza è fissata al 14 novembre prossimo. A quell'epoca era latitante, per evitare di scontare una serie di condanne precedenti. Oltre al test del materiale genetico si ha il racconto della titolare, che tirandogli il passamontagna vide dei lunghi capelli bianchi e lo descrisse di mezz'età e corporatura media. Difficile capire come andrà a finire, anche perché l'imputato dovrà ricostruire i suoi spostamenti a distanza di dodici anni.