Tragedia sul lavoro

Processo per la morte di Matteo Regazzi, l'azienda di Filago: nessuna irregolarità da parte nostra

L'elettricista stava effettuando lavori di manutenzione nella ditta. Fu travolto da un muletto e schiacciato dalla bobina che trasportava

Processo per la morte di Matteo Regazzi, l'azienda di Filago: nessuna irregolarità da parte nostra
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Insiste sugli investimenti nella sicurezza e nella prevenzione l'avvocato Filippo Schiaffino, che difende G.D.S., amministratore delegato della Diesse Rubber Hoses nel processo per la morte di Matteo Regazzi, l'elettricista morto nel 2018 schiacciato da una bobina a Filago.

L'accusa nei confronti del dirigente è quella di omicidio colposo e, insieme a lui, risultano imputati anche il conducente del carrello elevatore L. S. e C. P., titolare della ditta Elettrobonatese, per la quale la vittima lavorava e che doveva effettuare un intervento nell'azienda produttrice di materie plastiche. Entrambe le ditte, poi, sono finite in tribunale, accusate di responsabilità nell'accaduto dai pm in quanto persone giuridiche.

L'accusa nei confronti del dirigente

Quel 5 novembre, il lavoratore 38enne fu travolto dal veicolo aziendale, che trasportava una bobina del peso di 270 chili che gli cadde addosso, mentre faceva degli interventi di manutenzione. Le sue condizioni erano apparse fin da subito gravi e l'uomo morì tredici giorni dopo. Le contestazioni rivolte nello specifico all'amministratore delegato, come riportato da L'Eco di Bergamo, sono di non aver predisposto le misure di sicurezza e di aver omesso la valutazione dei rischi.

La difesa, però, sostiene che il suo assistito avesse nominato un referente per la sicurezza delle operazioni, S.Z., che non risulta imputato ed aveva effettuato con Regazzi qualche giorno prima un sopralluogo, per decidere come svolgere l'operazione di smantellamento dei cavi elettrici. In quell'occasione, ha sostenuto l'avvocato Schiaffini, non erano state sollevate obiezioni rispetto all'area di intervento, che quindi - questa la sua conclusione - era stata giudicata idonea.

La difesa dell'amministratore e dell'azienda

Il legale ha poi sottolineato la posizione chinata dell'elettricista, che quindi non sarebbe stato visto dal mulettista. Le disposizioni aziendali, inoltre, imponevano di non superare i sei chilometri orari alla guida del mezzo e il dipendente aveva 17 anni d'esperienza ed era stato formato in modo adeguato. Il suo cliente allora, secondo la sua tesi, non poteva far altro da parte sua per garantire la sicurezza.

La legale della Diesse, Francesca Mondini, ha invece chiesto l'esclusione dell'azienda dalla responsabilità, in quanto l'illecito contestato non sussiste. L'avvocato, infine, ha anche ricordato che la società ha investito sulla sicurezza 290 mila euro su tre milioni di utile, quasi il dieci per cento, ritenendola una quota più che congrua. La sentenza è attesa per il prossimo 20 settembre.

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