«Le stalle non sono industrie»

Allevamenti bovini fuori dalla direttiva Ue sulle emissioni, esulta Coldiretti Bergamo

Per l'associazione, includere le realtà nella normativa avrebbe causato chiusura di allevamenti e perdita della sovranità alimentare

Allevamenti bovini fuori dalla direttiva Ue sulle emissioni, esulta Coldiretti Bergamo
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Coldiretti ha rivendicato un ruolo nel blocco di oggi (martedì 11 luglio) in Europa della norma che definisce "ammazza stalle": a Strasburgo si è infatti deciso di lasciar fuori gli allevamenti bovini dalla revisione della direttiva sulle emissioni industriali, una decisione che per l'associazione salva un settore cardine del Made in Italy.

Una decisione giusta per Coldiretti

«Una scelta giusta, perché le stalle non sono industrie» ha affermato il presidente di Coldiretti Bergamo, Gabriele Borella, nel sottolineare la decisione del Parlamento europeo che ha votato con la maggioranza di 367 voti a favore l'esclusione dei bovini e lo stop ad ulteriori oneri per suini e pollame. «Un testo che – ha sottolineato - va incontro alle nostre richieste, che per prima aveva denunciato l’assurdità scientifica di paragonare le stalle alle fabbriche e avviato su questo una campagna di sensibilizzazione in Italia e in Europa».

Per Borella, infatti, «equiparare gli allevamenti, anche di piccole e medie dimensioni, alle attività industriali sarebbe stato ingiusto e fuorviante, rispetto al ruolo che essi svolgono nell’equilibrio ambientale e nella sicurezza alimentare nel continente. Il voto del Parlamento europeo rappresenta un ostacolo sulla strada di chi avrebbe approfittato della penalizzazione delle stalle, per spingere verso lo sviluppo di cibi in provetta, a cominciare dalla carne e dal latte».

I dettagli del testo a Strasburgo

Il testo boccia quindi la proposta, avanzata dalla Commissione europea, di ampliare le attività coperte dalla direttiva agli allevamenti di bovini da 150 capi in su, che per Coldiretti avrebbe portato alla perdita di posti di lavoro, con la chiusura di molti allevamenti, e minato la sovranità alimentare. In quel caso, sarebbero aumentate le importazioni da Paesi terzi, che hanno standard ambientali, di sicurezza alimentare e di benessere animale molto più bassi di quelli imposti agli allevatori dell’Unione.

«Con l’impegno di Coldiretti e dei nostri europarlamentari è stato riconosciuto lo sforzo degli allevatori italiani: già adesso, la nostra agricoltura è la più green d’Europa e viene presa da esempio a livello mondiale - ha concluso il presidente provinciale -. Siamo riusciti a fermare un approccio ideologico fondato su dati imprecisi e vecchi, un errore che avrebbe avuto impatti negativi sull’ambiente con la perdita di biodiversità, paesaggi e spopolamento delle aree rurali».

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