Nella pianura bergamasca non è finita, a Ciserano c'è ancora il cromo
Riscontrati valori fuori soglia nella zona di Zingonia. Il sindaco Vitali: «Non sappiamo se sia un nuovo focolaio e il residuo del vecchio. Ciserano chiede risarcimenti»
di Wainer Preda
«Qualche valore delle analisi presentate da Arpa è oltre la soglia. Ma allo stato attuale non ho alcun elemento per dire se si tratti di un nuovo focolaio di cromo o del plume, cioè il residuo, del vecchio che sta pian piano scemando». Parola del sindaco di Ciserano, Caterina Vitali, che sulla vicenda degli inquinanti nella zona di Zingonia ha scritto ad Arpa, Provincia e Regione per avere i necessari chiarimenti.
Se si tratti di cromo esavalente, dell’innocuo tetravalente o di cromo totale, al momento non è dato sapere.
«Contrariamente a quanto riportato da alcuni giornali, non c’è alcun allarme - sottolinea Vitali -. Non ci sono elementi per sostenerlo. Nelle verifiche periodiche di Arpa, alcuni piezometri vicino a stabilimenti noti hanno registrato valori sopra il limite, ma non è possibile stabilire se si tratti di nuovo inquinamento o dei rimasugli soggetti a bonifica. Servono chiarimenti. Anche per questo, ho scritto agli enti preposti».
Passo indietro per capire. La vicenda del cromo esavalente nella Bassa Bergamasca è annosa. Prende il via nel 2009. Quando Arpa Lombardia, analizzando l’acqua di alcuni pozzi, scopre che è inquinata dall’idrossido, derivato da processi industriali e altamente cancerogeno.
La contaminazione, stabiliscono gli esperti, parte dalla zona industriale di Zingonia. Ma passando nel sottosuolo si allunga alla pianura occidentale, arrivando a Verdellino, Ciserano, Arcene, Castel Rozzone e poi Treviglio.
All’inizio si pensa che la vicenda sia legata a un altro episodio, di qualche anno prima, nel 2001. Allorquando (...)