Alpinismo, una via dedicata alle vittime del Covid a Nembro sulle vette della Bolivia
Rosa Morotti è una scalatrice esperta, nipote di Carlo Nembrini e moglie di Sergio Dalla Longa. «Dedico il tracciato ai morti»
di Elena Conti
Rosa Morotti, 57 anni, ha perso tantissime persone care sulle montagne: cinquant’anni fa lo zio Carlo Nembrini, il famoso alpinista nembrese che morì sull’Illimani, la montagna più alta della Cordigliera Real in Bolivia. Nel 2005 il cognato Marco Dalla Longa è caduto in India, al Nanda Devi, e nel 2007 il marito Sergio è precipitato sull’Himalaya, proprio davanti ai suoi occhi.
Sette anni fa ha rivissuto quei momenti terribili, perdendo il compagno sul Bernina. Ma la sua passione per la montagna non è mai venuta meno.
«È il posto in cui sto bene - afferma l’alpinista che oggi vive in Svizzera, dove lavora come tecnica radiologa -, lì mi sento viva e appagata, senza la montagna non sarei niente, nonostante gli incidenti subiti negli anni. Ho iniziato a scalare a 22 anni, la passione me l’ha trasmessa lo zio Carlo. Da tempo mia mamma mi spronava a scalare le vette sulle quali lui ha perso la vita nel 1973, durante un’operazione di ricerca dei corpi di due alpinisti».
«Per organizzare questo viaggio, della durata di tre settimane e mezzo nel mese di giugno - continua - ho contattato Daniele Assolari, una guida alpina di Tribulina di Scanzo che vive a Penas, con i volontari della parrocchia di padre Topio, a 4.000 metri di altitudine. Lì ho cominciato la fase di acclimatamento, poi ho cominciato ad affrontare vette tra i 5.000 e i 6.000, in compagnia di Daniele o di Ever, un boliviano ventenne».
Il ragazzo, infatti, sta seguendo il corso per diventare guida alpina: è stato proprio lui ad accompagnare Rosa sull’Illimani, a 6.440 metri, da dove Nembrini non è più tornato. «Quel giorno ero più tesa del solito - racconta -, c’era molto ghiaccio e avevo paura di scivolare. (...)