Il commento

Inchiesta Covid, Crisanti: «L'archiviazione è un affronto ai familiari delle vittime»

Lo scienziato e senatore del Pd sostiene che le misure rigorose siano state adottate in ritardo, in particolare riguardo la zona rossa

Inchiesta Covid, Crisanti: «L'archiviazione è un affronto ai familiari delle vittime»
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«Utilizzare la sentenza per affermare che non si siano commessi errori è un'offesa all'intelligenza degli italiani e un affronto ai familiari delle novantamila vittime della prima e della seconda ondata». Ad affermarlo oggi (martedì 25 luglio) al Corriere Bergamo, in seguito all'archiviazione del Tribunale dei ministri per Attilio Fontana e Giulio Gallera (insieme ad altri 11 indagati) nell'inchiesta Covid,  è Andrea Crisanti. L'esperto aveva firmato la maxi consulenza, depositata alla Procura di Bergamo.

«Misure rigorose adottate in ritardo»

Secondo lo scienziato e senatore dem, il nostro Paese avrebbe adottato misure rigorose in ritardo rispetto alle evidenze epidemiologiche. «Il fatto che altri possano aver commesso errori simili - ha proseguito - non è una giustificazione eticamente valida. Confermo che la perizia non contiene nessuna base scientifica per provare l'ipotesi di reato di omicidio colposo per i 57 decessi, semplicemente perché queste evidenze non mi sono mai state chieste».

«Non si escludono condotte omissive»

Crisanti ha inoltre smentito categoricamente che tra i quesiti, posti dalla Procura, ci fosse qualsiasi riferimento a valutare la possibilità che i 57 decessi fossero tra quelli che si sarebbero potuti evitare con la zona rossa. Agli indagati dell'inchiesta, nello specifico, era contestato anche il reato di epidemia colposa. Accusa poi caduta in quanto «questa fattispecie di reato non è contemplata dal nostro codice penale per azioni omissive. Questo non vuol dire che condotte omissive, cioè non aver messo in pratica ciò che avrebbe potuto aiutare a contenere il contagio, non si siano verificate» ha concluso il virologo.

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