La sanità nella Bergamasca è sempre meno pubblica: i dati
I numeri sono stati raccolti da Cgil Bergamo e danno prova di quanto già è nell'aria: una progressiva privatizzazione
di Marta Belotti
Che la sanità in Lombardia si stia spostando sempre più verso il privato è una sensazione ormai diffusa e una constatazione data per assodata. Ora ci sono anche i dati che lo confermano, quantomeno per la Bergamasca.
Nella mattinata di oggi, martedì 1 agosto, Giorgio Locatelli, segretario generale della Fp-Cgil Bergamo, e il funzionario Andrea Bettinelli hanno presentato grafici e tabelle riassuntive della questione, tratte dalla rielaborazione dei numeri di Open Data Regione Lombardia. I dati coprono un periodo che va dal 2013 al 2021, lasciando fuori quindi l'ultimo biennio di post pandemia, ma i rappresentanti sindacali hanno promesso «Appena li avremo a disposizione, con i dati anche sul 2022 e 2023 potremo trarre considerazioni più articolate».
Il 3,42% si è spostato dal pubblico al privato
Nel complesso però qualcosa di molto evidente c'è già. Per quanto riguarda i ricoveri superiori ad un giorno, il pubblico ha perso il 3,42 per cento; il privato lo ha invece guadagnato. Si può parlare quindi di una vera e propria migrazione da un sistema all'altro, «anche se bisogna prestare attenzione a due fattori - per usare le parole di Locatelli -. Innanzitutto, la flessione generale e comune a tutte le strutture dovuta al Covid nel 2020 e poi le forti differenze di prestazione, sia tra Asst, sia all'interno delle Asst stesse».
Per fare degli esempi, se la Asst Bergamo Est cala del 2,64 per cento, la Asst Papa Giovanni XXIII sale 4,54 per cento. In più all'interno della stessa Asst Bergamo Est, il presidio ospedaliero di Seriate traina verso l'alto con un +2,15 per cento, ma la chiusura di Calcinate (operativo dal 2016-2017 come presidio minore e non considerato, in questi dati, come ospedale pienamente operativo da quel momento in poi) e del reparto di neonatologia all'ospedale di Alzano Lombardo fanno affondare tutto verso il basso.
Tutto il privato cresce
Nel pubblico, si nota in generale una maggiore varietà di risultati, tra strutture che chiudono il periodo in esame in positivo (il Papa Giovanni a Bergamo, il Bolognini a Seriate, il SS. Capitanio e Gerosa a Lovere) altre - la maggior parte - in negativo (gli ospedali di Treviglio, Romano, Gazzaniga, Trescore, Piario, Alzano, senza contare Calcinate) nel privato c’è una sola costante che accomuna ogni clinica: la crescita. Aggiungono i sindacalisti: «In particolare, vogliamo sottolineare quella all'1,13 per cento dell’Humanitas Gavazzeni e all'1,02 per cento del Policlinico San Marco di Osio Sotto, perché sono i maggiori competitor sul territorio».
Il privato balza del 16,87% sui day hospital
Non solo, il gap diventa una vera e propria forbice quando si parla di Day Hospital, ovvero ricoveri per i quali si sta in ospedale meno di un giorno. Qui la crescita del privato dal 2013 al 2021 arriva al 16,87 per cento, mentre il pubblico cala. «La tendenza all'aumento dei day hospital è un buon segno in generale, perché significa che, al pari di come sta succedendo a livello internazionale, le tecniche di intervento sono sempre più affinate, si usano macchinari tecnologicamente avanzati e per questo ci si ferma molto meno in ospedale», è il commento di Locatelli. Ma nulla toglie al fatto che i privati crescono di molto.