Voti alla Maturità, la lezione che i prof bergamaschi non hanno ancora imparato
I nostri docenti faticano a usare tutta la scala di valutazione. Mentre al Sud i voti eccellenti fioccano. Ma dal 2024 ciò peserà economicamente
di Luigi de Martino
Presidenti di commissione e professori in direzione ostinata e contraria. E ci potrebbe stare, se a farne le spese non fossero i diplomati bergamaschi (e più in generale del Nord Italia), penalizzati ancora una volta all’esame di maturità.
I risultati 2023 nella nostra provincia hanno registrato voti più bassi rispetto agli anni precedenti, i “100” si sono ridotti addirittura di un terzo e le lodi si sono quasi dimezzate. Una mezza debacle, con la giustificazione subito pronta: «È l’onda lunga del Covid».
Era andata meglio ai maturati tra il 2020 e il 2022 ai quali, causa pandemia e un esame facilitato, era stato applicato una specie di “condono”. Quest’anno, invece, che si è tornati alla maturità “tradizionale”, con commissari esterni (tre su sei più il presidente), due scritti nazionali e l’orale su tutte le materie, le carenze dei nostri ragazzi sono venute a galla. Almeno stando ai voti.
Due dati dell’ufficio scolastico regionale per chiudere il cerchio: in Bergamasca ha ottenuto “100 e lode” solo lo 0,90 per cento dei maturati (l’anno scorso erano l’1,6 per cento). I “100” senza lode sono passati dal 6,4 del 2022 al 4,3 per cento (e la nostra provincia era già penultima in Lombardia).
In generale, i voti, già bassi alle nostre latitudini, si sono ulteriormente ridotti. Una bocciatura delle nostre superiori insomma, se non fosse che questi voti sono “sbagliati” e in fin dei conti ingiusti.
I prof a Bergamo non sono di manica larga
Lo aveva spiegato un anno fa su queste colonne il professor Damiano Previtali, ex preside del Sarpi e oggi funzionario del Ministero dell’Istruzione. Previtali da anni studia il sistema nazionale di valutazione e per il suo lavoro sul miglioramento delle scuole è stato insignito del “Premio dei Premi” dal presidente Mattarella.
Da Roma, ovviamente, il suo orizzonte è più ampio e a una nostra domanda sul perché al Nord, e a Bergamo in particolare, sia così difficile alla Maturità raggiungere il massimo dei voti, mentre al Sud i “100” e le “lodi” fioccano, aveva spiegato che il problema non sta tanto nella manica larga degli insegnanti del Sud, quanto piuttosto nella testa dei nostri insegnanti. Rigorosi al punto da svantaggiare i loro alunni.
«Al cento - spiegava Previtali - ci si arriva attraverso la valutazione dei docenti. Ma i nostri docenti, in particolare a Bergamo (io li ho conosciuti...), fanno fatica a usare tutta la scala di valutazione che va da zero a dieci. Sono dolorosamente ancorati al fatto di dare il “sei” piuttosto che il “sei meno” o il “sei più”. La piena sufficienza risulta un parto travagliato. Invece, bisognerebbe usare tutta la scala di valutazione. Non puoi arrivare al cento alla maturità se prima non hai un percorso valutativo costruito in un certo modo. Se parti con una valutazione bassa non ci arriverai mai».
In parole povere, al Sud si usa una scala diversa rispetto al Nord e il risultato è che gli studenti meridionali meritevoli arrivano facilmente al “100”, quelli settentrionali se lo sognano (...)