Delitto di Cavernago, Federico Gaibotti voleva togliersi la vita e il padre cercava di fermarlo
Il trentenne voleva saldare un debito, drogarsi e poi suicidarsi. Al genitore aveva rivelato il suo intento, da lì la colluttazione sfociata in accoltellamento
Voleva togliersi la vita Federico Gaibotti, il trentenne che ha ucciso venerdì 4 agosto scorso il padre Umberto a Cavernago. Almeno, questo è quello che il giovane ha raccontato al gip nell'interrogatorio, spiegando che quel giorno aveva intenzione di saldare un debito di droga, assumere della sostanza stupefacente - era già alterato dall'alcol quel giorno - e infine suicidarsi usando un coltello rubato da un negozio di cinesi.
Aveva rivelato l'intento alla vicina
La donna incinta arrivata davanti a Villa Lina, come riportato oggi (mercoledì 9 agosto) da L'Eco di Bergamo, dalle parole di Gaibotti avrebbe dovuto ricevere un iPad del genitore. Una sorta di "baratto" per quei duecento euro di stupefacenti che il figlio non sapeva come pagare.
A supportare questa versione, il fatto che la 31enne, all'arrivo dei carabinieri, ha ingurgitato diverse dosi, finendo ricoverata in ospedale. Federico aveva rivelato il suo intento, quando era ubriaco, anche alla vicina di casa, che lo aveva sorpreso mentre cercava di entrare nell'abitazione del carpentiere 64enne.
La richiesta al padre, poi la colluttazione
La situazione è precipitata quando il padre - che non era in casa - è tornato trovando il figlio in quello stato. L'arrestato a quel punto avrebbe confessato al genitore il suo proposito, chiedendogli di aiutarlo. Com'è intuibile, Umberto ha cercato di fermarlo: da lì il litigio e poi la breve colluttazione, sfociata nell'accoltellamento. In seguito, la vicina, sentendo le urla della vittima, è entrata nel giardino, trovandosi davanti la scena.
«L'ho ucciso», avrebbe detto il giovane, che avrebbe poi cercato di togliersi per davvero la vita con due coltelli presi dall'abitazione (ne hanno trovati altri due vicino al cadavere, poi sequestrati come l'altro), perché quello del negozio non sarebbe stato adatto allo scopo.
Resta in carcere
I militari dell'Arma lo hanno trovato nascosto nell'auto della presunta pusher, con gli abiti sporchi di sangue e il coltello usato per l'omicidio. Al momento, come deciso dal giudice, a causa della sua potenziale pericolosità Federico Gaibotti resta in carcere.