L'estate nera in Bergamasca del 1993: Laura, Giacomina e Marina, tre omicidi in due mesi
Se per il caso Bigoni si è aperta una nuova pista, per le altre due donne è buio completo. E l'ipotesi della stessa mano pare irrealistica
di Wainer Preda
Tre omicidi nel giro di due mesi. È un’estate terribile quella del 1993 in Bergamasca. Mentre le vacanze danzano al ritmo di What is love di Haddaway, tre donne perdono la vita per mano di misteriosi assassini. E a trent’anni di distanza, i loro delitti sono ancora irrisolti.
Laura Bigoni, Giacomina Carminati, Marina Loreto - questi i nomi delle vittime - riempiono le cronache dell’epoca. Ma mentre la vicenda della prima - uccisa a Clusone nella notte fra il 31 luglio e il 1 agosto - resterà sui giornali causa processo ed è stata riaperta di recente, sulle altre cala l’oblio. Perché si sa, la memoria collettiva, specie quella Bergamasca, tende a rimuovere le brutte vicende di casa propria rapidamente.
Giacomina, soffocata
Eppure, in quel settembre avevano destato orrore, paura e sconcerto. Giacomina Carminati all’epoca aveva 59 anni. Abitava a Trescore Balneario. La mattina del 19 settembre viene trovata morta in casa. Soffocata con un sacchetto di plastica intorno alla testa, le gambe legate con una cintura. Dall’abitazione, stabiliranno le indagini, è sparito anche un milione di vecchie lire. Gli investigatori propendono per una rapina finita male. Ma del rapinatore assassino nessuna traccia. Il caso è archiviato. Anche perché nel frattempo l’escalation di violenza ha mietuto una nuova vittima. Si chiama Marina Loreto.
Marina ha lottato
È una bella ragazza di 28 anni che vive a Ponte San Pietro e lavora come impiegata all’Usl locale. La sera del 23 settembre piove a dirotto. Marina rientra a casa dopo la riunione di un’associazione buddista a cui ha partecipato. Si cambia d’abito e verso le 22.30 esce di nuovo per raggiungere gli amici in discoteca. Si avvia, sotto la pioggia con l’ombrello, verso la fermata dell’autobus attraverso le vie silenziose del Villaggio. Mezzora dopo, una suora che si affaccia alla finestra della vicina casa di riposo vede un ombrello e il corpo senza vita di una donna nel parchetto del Famedio, il monumento ai caduti che domina Ponte San Pietro.