La lettera

«Per colpa di un'aggressione al mio cane sono finita in terapia intensiva. È un problema da risolvere»

In seguito all'attacco di un pitbull al suo animale, una lettrice ha contratto una rabdomiolisi da sforzo ed è finita in insufficienza renale acuta

«Per colpa di un'aggressione al mio cane sono finita in terapia intensiva. È un problema da risolvere»
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Pochi giorni fa, sulle pagine de L'Eco, una donna residente in Monterosso ha raccontato la disavventura di cui è stata vittima insieme al suo cane, Godot, nel quartiere in cui vive: un cane fuggito da un giardino ha aggredito il suo animale, ferendolo in modo importante.

La padrona del povero cane ferito, sottolineava come ci siano, in quella zona, «giovani con cani aggressivi che usano come fossero armi. Li ho sentiti anche vantarsi di aver fatto spostare dal marciapiede altri cani perché il loro era più grosso». Del resto, non è la prima volta che un episodio come quello di cui è stata vittima lei accade.

La testimonianza di una lettrice

La conferma è arrivata attraverso una lettera inviata alla nostra Redazione. Una lettrice ci ha raccontato la vicenda di cui è stata vittima l'anno scorso, sempre nella stessa zona di Bergamo.

«Verso paura pranzo mi recavo con il mio animale in area cani - scrive la lettrice -, eravamo soli e lui gironzalava tranquillo quando, a un certo punto, entrano due ragazzi con un cane di razza pitbull. Dicendo che andava d'accordo con altri cani, lo sganciano e come un fulmine il cane si è avventato dritto al collo del mio. Senza pensarci due volte, mi butto tra i due animali, cerco di spingere via l'aggressore con le gambe mentre i ragazzi guardano, piangono, ma non riescono a gestirlo, quindi il cane continua nella sua aggressione.

Continuo a spingerlo con le gambe, finché, in un momento di distrazione dell'animale, riusciamo a staccarlo. Ancora con le gambe tremanti riesco a prendere il numero della ragazza e mi dirigo verso casa. Lì inizio a stare male… Vengo ricoverata in ospedale e mi diagnosticano una rabdomiolisi da sforzo. Andando in insufficienza renale acuta, si inizia con le dialisi, trasfusioni, etc. Essere catapultati in ospedale presumibilmente per una cosa banale e invece restare ricoverata non è stata certo una passeggiata, vivere l'esperienza della dialisi senza sapere cosa fosse, quando ancora non potevi ricevere visite, un conforto o un abbraccio reale, vivere l'esperienza della terapia intensiva, vedere dolore e sofferenza e tanta solitudine, e tu dover contare solo sulle tue forze.

Dopo un mese di ospedale la mia convalescenza continua a casa. Finalmente oggi sto meglio e posso raccontare quanto mi è capitato perché sia da esempio. Ogni cane è diverso e ogni cane ha bisogno di una diversa gestione, la non curanza di chi lo gestisce può creare grossi danni a chi lo circonda. Per questo riporto anche al sindaco Gori la questione, poiché a Bergamo, a differenza di Milano, non c'è l'obbligo di patentino per i possessori di cani da razza pericolosa. Non che tutti i cani non possano esserlo, ma purtroppo alcune razze sono gestite da persone che non li tengono come un membro della famiglia ma come un'arma, non avendo cura degli altri e del proprio cane. Inoltre in Italia non vi è l'obbligo di avere una polizza di responsabilità civile verso terzi, polizza che copre i danni che noi o i nostri amici animali possono causare agli altri, quindi, come nel mio caso, in mancanza la persona danneggiata non ottiene alcun risarcimento, ma dovrebbe richiederli direttamente alla persona proprietaria.

È una questione importante, che andrebbe risolta e discussa. Chiedo quindi a chi ne ha il potere di muoversi prima che la mia esperienza possa capitare a qualcun altro.

Per finire, una precisazione: non c'è cane pericoloso o non gestibile, conta molto chi ne tiene il guinzaglio. Un particolare ringraziamento al reparto dialisi delle Cliniche Gavazzeni che è stata la mia seconda famiglia durante questa dolorosa esperienza e ai medici che hanno seguito con attenzione la mia insolita situazione».

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