Neonato operato per una malattia rara al San Raffaele: nell'equipe anche una bergamasca
Pediatra endocrinologa, ha fatto parte del team che ha salvato la vita a un bambino affetto da iperinsulinismo congenito
Nell'equipe dell'ospedale San Raffaele di Milano, che ha operato e salvato la vita a un neonato di tre mesi, c'è anche una bergamasca: è la pediatra endocrinologa Roberta Pajno. Il piccolo è affetto da una rara malattia genetica al pancreas, l'iperinsulinismo congenito, che affligge un bambino su cinquantamila con importanti conseguenze sullo sviluppo neuromotorio.
La dottoressa Pajno, dopo aver conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia nel 2010 con voto 110 e lode e menzione, nel 2017 ha conseguito il diploma di Specializzazione in Pediatria all'Università Vita e Salute San Raffaele. Nel 2020 ha conseguito il Master di II livello in endocrinologia e diabetologia pediatrica presso la stessa Università.
Ora svolge attività di pediatra nel reparto di pediatria e in pronto soccorso e si occupa di endocrinologia pediatrica (ambulatori di endocrinologia generale, auxologia, patologia puberale, patologia tiroidea) e nello specifico l'ambulatorio di obesità genetiche, iperaccrescimento ed iperinsulinismo congenito.
Il piccolo operato ora sta bene
Di origine bergamasca, ha fatto parte della squadra multidisciplinare guidata dal primario dottor Graziano Barera che ha preso in cura il piccolo: la sinergia tra la Chirurgia Pancreatica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, diretta dal professor Massimo Falconi, e la Chirurgia Pediatrica del Policlinico di Milano, diretta dal professor Ernesto Leva, ha permesso di intervenire sul neonato rimuovendo con successo la porzione del piccolo pancreas malfunzionante. L'intervento, fanno sapere dall'ospedale, è stato risolutivo e dopo poche ore l'organo funzionava regolarmente.
Il piccolo, operato i primi di giugno, sta bene ed è stato dimesso pochi giorni dopo, non ha più avuto crisi ipoglicemiche e non avrà bisogno di alcuna terapia medica. La dottoressa Pajno ha coordinato, insieme al primario, il piano terapeutico e seguito il bambino nella delicata preparazione all'intervento e successivamente nel follow-up.
«Alle prime manifestazioni di tale malattia - ha spiegato la dottoressa bergamasca -, è fondamentale procedere con sollecitudine alla diagnosi e all'identificazione della forma specifica di iperinsulinismo, attraverso analisi del sangue, Tac-Pet e analisi genetica per individuare la strategia terapeutica migliore, prevenire il danno cerebrale e garantire una migliore qualità di vita. Abbiamo raggiunto un risultato ottimale grazie alla sinergia tra competenze specifiche interne al nostro ospedale e alla collaborazione con il collega del Policlinico».