Primi colpi nerazzurri di De Ketelaere, un ragazzo che va coccolato per farlo tornare grande
Le doti del numero 17 belga sono indiscutibili, si tratta solo di metterlo nelle condizioni migliori: l'aspetto mentale sarà decisivo
di Fabio Gennari
Tra i tanti messaggi ricevuti dopo l'acquisto di De Ketelaere, uno dei più significativi è quello di Gianluca, tifoso sfegatato della Dea: «Chi capisce di calcio ha ben chiaro che valore ha l'acquisto di De Ketelaere, questo ragazzo ha solo bisogno di essere coccolato e di sentire addosso l'affetto della gente. Non bisogna pensare a tutte le menate relative al contratto, noi da fuori non conosciamo le dinamiche, che possono essere le più diverse. Guardiamo al campo e sosteniamolo. È quello che importa davvero».
Ripensare a queste parole, scritte via Whatsapp ben prima dell'allenamento a porte aperte al Gewiss Stadium andato in scena ieri pomeriggio (17 agosto) e dove il belga ha fatto il suo "debutto" in nerazzurro, fa davvero riflettere.
Il ragazzo belga classe 2001 ha colpi importanti. In Belgio, al Bruges, veniva considerato uno dei talenti più cristallini in circolazione e dopo la parentesi negativa al Milan è normale che ci sia qualcuno poco convinto della possibilità che possa fare la differenza. Il punto però è un altro: non si disimpara, nel giro di qualche mese, a giocare a calcio. La testa diventa ancora più importante e un nuovo ambiente, altri stimoli, una fiducia diversa e magari scelte tattiche fatte su misura per esaltare le tue doti possono davvero far svoltare una stagione. O addirittura la carriera.
Le aspettative sono tante, inutile nasconderlo. Ma tanto dev'essere anche l'affetto, fondamentale sarà il sostegno e determinanti diventeranno le sensazioni che saranno trasmesse al ragazzo. Visto da fuori, considerando solo le primissime impressioni, De Ketelaere sembra un po' timido, ma basta dargli il pallone e aspettare che torni quello di Bruges.
A proposito di Bruges: si narra che poche ore dopo il suo arrivo alcuni tifosi a Zingonia lo abbiano salutato con una maglia nerazzurra dei belgi addosso. Carletto - così lo chiamano già simpaticamente in molti - è sceso dal suo Suv e ha abbracciato chi la indossava. Ecco, a Bergamo o in giro per gli stadi d'Italia e d'Europa, la strada è quella: De Ketelaere va abbracciato e coccolato, al resto non potrà che pensarci lui. Giusto crederci, tutti assieme.