Cartolina dallo Stirpe

Andrea, Gabriele e quel messaggio al fischio finale nel forno di Frosinone: «Ci rifaremo»

Padre e figlio dall'Isola sono scesi fino alla Ciociaria per seguire la Dea. Sono rimasti molto delusi, ma l'amore non si spegne. Ora serve ripartire subito

Andrea, Gabriele e quel messaggio al fischio finale nel forno di Frosinone: «Ci rifaremo»
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di Fabio Gennari

Tra i 488 ospiti presenti nel settore riservato ai bergamaschi dentro lo stadio Stirpe di Frosinone, c'erano anche Andrea e Gabriele. Papà imbianchino e figliolo in attesa di ricominciare la scuola, i due tifosi della Dea sono partiti dalla zona dell'Isola e hanno raggiunto in bus la Ciociaria.

Trasferta lunga, impegnativa e con circa 24 ore di tempo in cui farci stare viaggio, partita, cena e tanto divertimento con gli amici. Perché, alla fine, quello che cambia è l'umore in base al risultato ma la voglia di seguire l'Atalanta, di sentire il profumo dell'erba e sentire il boato dello stadio è sempre la stessa.

E proprio per questo motivo, quel «ci rifaremo» inviato su WhatsApp poco dopo la fine della gara, terminata 2-1 per i padroni di casa, è quasi un tentativo di allontanare, superare, cancellare una partita che ha lasciato tutti a bocca aperta. Soprattutto nel primo tempo.

«Di certe trasferte - racconta papà Andrea - rimangono la fatica di un viaggio lungo e le tante cose belle vissute insieme agli altri fratelli atalantini. Gabriele ha 12 anni e ormai capisce benissimo quello che accade in campo. Siamo usciti sostenendoci a vicenda e io ho cercato di incoraggiarlo. Di farlo guardare avanti. La sconfitta fa parte del gioco e bisogna accettarla»

Lo spirito è da applausi, ma il messaggio per tecnico e calciatori va anche oltre. «Ai ragazzi vorrei provare a far sentire quello che proviamo noi. Si sono visti tanti errori, l'unica cosa che mi sento di dire loro è di restare umili e uniti. E a Gasperini dico di non arrabbiarsi troppo e di continuare a guidare il gruppo come ha sempre dimostrato di saper fare: tutti uniti, anche nei momenti più difficili». Sentire queste parole, il giorno dopo una prestazione di questo tipo, deve far riflettere.

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