Il terribile incendio

«Quando torneremo a casa?»: l'angoscia degli sfollati dopo il rogo di via Moroni

Negli appartamenti bruciati ci sono ancora 400 quintali di macerie. Il Comune si è mosso con celerità, ma pesa l'incertezza sul futuro prossimo

«Quando torneremo a casa?»: l'angoscia degli sfollati dopo il rogo di via Moroni
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di Wainer Preda

Il vaso di fiori è ancora lì. Fa capolino sul davanzale della finestra all’ultimo piano, silenzioso testimone della vita che si teneva in quegli appartamenti. Il resto non c’è più. Non c’è più il tetto. Non ci sono più i mobili e le pareti interne. E non ci sono più le persone che ci vivevano, sfollate. Restano solo cenere e tizzoni. E un odore acre di bruciato, in via Moroni.

L’incendio di lunedì 21 agosto ha spazzato via tutto. «Come uno tsunami», dice un operaio, molto esperto, che sta lavorando con l’impresa alla messa in sicurezza di quei palazzi senza tetto. «Tutto distrutto - aggiunge, scuotendo la testa -. Lassù ci sono ancora 400 quintali di macerie da spostare. Sono ridotte, ha presente?, come le ceneri della brace».

I muratori stanno ingabbiando i tre edifici, giallo canarino, ocra e beige, che vanno dai civici 16 al 28/30. Caschetto bianco in testa, corde d’acciaio in trazione, montano le impalcature per salire fin lassù, dove attraverso le finestre si vede solo il cielo. Aiutati dal braccio di una gru poggiata su un camion, simile a quella dei pompieri che quel giorno si sono prodigati per spegnere il rogo. Visto dall’alto, deve sembrare lo scheletro di un edificio di Dresda dopo i bombardamenti alleati.

Più in basso, a terra, un tratto d’asfalto porta ancora le cicatrici nere delle bruciature. Mentre un po’ più in là ci sono travi di legno divelte e carbonizzate dalla violenza delle fiamme.

Il capo cantiere conversa con un ufficiale dei vigili. Hanno transennato la via per consentire a mezzi e operai di muoversi in tranquillità. Guardano verso l’alto, al profilo straziato dei palazzi. Come i curiosi che transitano nella via e restano pietrificati, col naso all’insù. Una signora di passaggio spera: «Avranno un’assicurazione, immagino, queste case». La figlia, mamma col bimbo al seguito, le risponde: «Ok, ma intanto dove vai a vivere se hai dei bambini piccoli?».

I timori degli sfollati

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