La Bergamasca si veste di un triste primato: nei primi sette mesi del 2023 ha registrato ben sedici morti sul lavoro, contro le otto nello stesso periodo del 2022. È, stando a quanto affermato da Cgil, l’incremento peggiore rilevato nell’intera Lombardia.
Numeri che fanno rabbrividire, quelli pubblicati da Inail relativi agli infortuni mortali sul lavoro o in itinere nel periodo tra gennaio e luglio 2023. Raddoppiati, rispetto allo scorso anno. «È un bilancio davvero drammatico – fa il punto della situazione Angelo Chiari, responsabile delle Politiche su Salute e Sicurezza della Segreteria della Cgil Bergamo -. In numeri assoluti, la provincia di Bergamo si colloca dopo quella di Milano (che passa da 25 a 27 decessi) e a quella di Brescia (da 20 morti a 19)».
«Ci devono essere più controlli»
Andranno analizzate le cause di questi infortuni mortali denunciati, «ma la portata drammatica di questi dati resta innegabile» è l’amaro commento di Chiari. Come riportano i colleghi di PrimaTreviglio, tuttavia, nella provincia di Bergamo si è verificata anche una lieve flessione delle denunce totali di infortunio, che passano da 8.188 dei primi sette mesi del 2022 a 8.001 di quest’anno.
«Più controlli» è quanto invoca il sindacalista. «Dal periodo Covid assistiamo a uno stallo delle attività ispettive da parte dell’Ispettorato del Lavoro, Ente con cui non riusciamo nemmeno ad avere un confronto. Non si parli più di tragica fatalità di fronte a una morte sul lavoro. Si verifichino e si attuino puntualmente, invece, tutte le procedure di sicurezza previste all’interno delle aziende».
«Si rafforzi, da parte delle imprese, il rapporto costante con i rappresentanti della sicurezza sul lavoro (Rls) – ha infine concluso Chiari – che mediante un confronto costruttivo hanno il compito di rendere i luoghi di lavoro più sicuri. Si deve permettere loro di svolgere fino in fondo questo ruolo».