Omicidio di Bottanuco, Paolo Corna resta in carcere: pericolo di reiterazione e nuove liti
Resta il nodo dell'intenzionalità, dato che il padre dice che voleva solo spaventare il figlio, ma la dinamica suggerisce il contrario
Serve il carcere, nonostante l'uomo abbia 77 anni. È quanto stabilito dall'ordinanza con la quale il giudice delle indagini preliminari Federica Gaudino ha convalidato l'arresto di Paolo Corna, padre di Gianbattista, 54 e con problemi di droga e alcol, ucciso da tre coltellate nel pomeriggio di domenica 3 settembre a Bottanuco. Secondo la gip prevale il pericolo di reiterazione per «l'assoluta mancanza di controllo sugli impulsi dell'indagato», che ha «pervicacemente insistito nel suo intento omicidiario».
Il timore: potrebbero sorgere nuove liti
Come riporta il Corriere Bergamo, nonostante le figlie e la moglie lo avrebbero accolto a casa, per il giudice potrebbero sorgere ulteriori liti, anche alla luce di quanto accaduto. Inoltre «potrebbe indurle a rendere dichiarazioni a lui favorevoli», sulla base di quella che viene definita «natura da padre dominante». In realtà le tre hanno già parlato domenica notte in caserma.
In cella di sicurezza al Papa Giovanni XXIII
Vista l'età e la situazione sotto certi aspetti simile al caso di Federico Gaibotti, tossicodipendente che ha ucciso il padre per poi suicidarsi in carcere un mese fa, Paolo Corna è stato trasferito nella cella di sicurezza dell'ospedale Papa Giovanni XXIII, dove è stato trasferito su richiesta dello psichiatra di via Gleno. Ripete che la sua intenzione sarebbe stata quella di spaventare il figlio, «esasperato da aggressioni che ormai si ripetevano ogni fine settimana». Non di ucciderlo.
La prima fase del litigio con colluttazione
Tuttavia, ci sono elementi che fanno pensare al contrario. È vero che a chiamare il 118 è stato lo stesso Paolo Corna, ma sembra che al maresciallo arrivato sul posto avrebbe chiesto di verificare se il figlio sul serio respirasse ancora, altrimenti sarebbe rientrato a «ucciderlo definitivamente». Anche la dinamica lascia aperta la questione dell'intenzionalità della condotta. Solo nella prima fase del litigio ci sarebbe stata una colluttazione con spintoni e forse un paio di schiaffoni. A quel punto, il pensionato avrebbe afferrato un coltello, più piccolo di quello poi usato per uccidere. La moglie Giuseppina Verzeni glielo aveva tolto dalle mani.
La seconda fase e l'omicidio
In una seconda fase, il figlio, che dalla cucina si è spostato nella sua camera da letto, ha scaraventato il televisore sul pavimento. Il padre ha quindi preso l'arma del delitto e, seguito dalla moglie che aveva l'intenzione di calmarlo, avrebbe spintonato Giambattista sul letto. Il 54enne sarebbe subito caduto perché ubriaco. A quel punto Paolo Corna gli avrebbe inflitto le tre pugnalate all'addome, mentre il figlio gli chiedeva di smettere. Alla luce di questo, l'ordinanza parla di «pericolosità sociale», di «incontenibile violenza», e osserva che Gianbattista «non era nelle condizioni di difendersi» e che l’omicida ha agito «davanti agli occhi di sua moglie che lo aveva invano disarmato una prima volta».
Era meglio se fosse stato ai domiciliari