Cinema

Branagh riscrive Agatha Christie e la porta a Venezia

Un film di regia, di scenari foschi e inquadrature vertiginose, con Hercule Poirot che sfiora il mondo dell’orrore

Branagh riscrive Agatha Christie e la porta a Venezia
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Di Fabio Busi

Il cinema è meno durevole della carta inchiostrata. Lo sa bene Kenneth Branagh, che per la sua terza trasposizione da un romanzo di Agatha Christie (nel giro di sei anni) decide di cambiare quasi tutto. Perché, diciamolo, dopo un po' anche l'imprevedibilità diventa prevedibile. E allora ecco “Assassinio a Venezia”, un film di regia, di scenari foschi e inquadrature vertiginose.

È talmente concentrato sulle atmosfere, Branagh, che quasi si dimentica dei personaggi. Anche perché questo, a differenza dei precedenti, non è un titolo che punta molto sul cast, sono i luoghi a recitare la parte da protagonista. E qui il cineasta britannico si mostra in tutta la sua solidità, figlio di un cinema più saggio e ponderato di quello che oggi va per la maggiore.

Titilla il mondo dell'orrore, ma in questo appare quasi uno scolaretto alle prese con i fondamenti del genere. Va bene puntare sui jumpscare, devono però essere meno telefonati. La sensazione è che non si sia voluto eccedere nelle angherie ai danni dello spettatore, che deve godersi uno spettacolo in fin dei conti comodo e intellettuale.

Se i personaggi risultano poco sviluppati e non sempre icastici (fatte le dovute eccezioni; convincente la medium interpretata da Michelle Yeoh), questa volta è Hercule Poirot ad aprirsi maggiormente. Il suo ruolo non è più semplicemente quello di indagatore, partecipa appieno alla vicenda delittuosa, ne condivide le allucinazioni e i fantasmi. La sua vita e le sue scelte non sono mai banali, il suo punto di vista apre a visioni sempre profondamente problematiche. È lui l'unica luce nella notte di Venezia.

Una sceneggiatura solida (affidata al bravo Michael Green) e le musiche raffinate di Hildur Guðnadóttir completano il quadro, che a livello tecnico non ha molto da invidiare alle migliori produzioni hollywoodiane. Un film di buon mestiere, che ci consegna alcune immagini suggestive di una Venezia tempestosa, umbratile, raggelante. Le maschere trasfigurano in presagi di morte, i canali sembrano condurre dolcemente verso l'incubo, il tormento quotidiano.

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