10 frasi in bergamasco sulla Sanità
La soluzione, purtroppo, è spesso una sola: "Só ’ndàcc in privàt"
È arrivato l’autunno, insieme ai mali di stagione. Così, c’è chi sperimenta alcuni passaggi dell’assistenza sanitaria, quasi sempre restandone spiacevolmente sorpreso. Ma c’è chi, purtroppo, questa realtà la vive tutto l’anno, e la commenta con parole poco eleganti. Dispensando nel contempo consigli utili a evitare almeno i disagi peggiori ai meno esperti.
1. Per i esàm passe fò ai sés
Siamo abituati alle sveglie antelucane, e per noi non è certo una fatica presentarci ai cancelli dell’ospedale quando manca ancora un’oretta all’apertura. Tanto, qualcuno con cui fare due chiacchiere si trova sempre. [Trad.: Per gli esami vado alle sei]
2. I me manda a Brèssa
Il servizio di prenotazione della Regione Lombardia è in linea di massima efficiente, e riesce quasi sempre a trovare la struttura in cui effettuare la visita entro la data stabilita. Peccato che a volte l’istituto si trovi a un’oretta di macchina, o più. [Trad.: Mi mandano a Brescia]
3. Só ’ndàcc in privàt
Esasperati dalle lunghe attese, alcuni di noi si rassegnano all’esame presso strutture private. Lo fanno soprattutto quando calcolano le giornate perse e la benzina consumata, e verificano che il ticket non è così conveniente. Ovviamente vale per le prestazioni meno onerose. [Trad.: Sono andato in privato]
4. La me é lónga
È una frase che ricorre in tutto l’iter del cittadino che ha bisogno del Servizio Sanitario Nazionale, in cui si parte dalla telefonata al medico di base, si passa per IL CUP e si arriva all’agognata prestazione. [Trad.: Mi viene lunga]
5. Stó di ure al Cup
Il tempo al CUP passa più velocemente del previsto. Tra interpretazione dei totem, distrazioni al momento dell’uscita del proprio numero e chiacchiere con i compagni di sventura, ci si trova a passare un paio d’ore senza annoiarsi. [Trad.: Sto delle ore al CUP]
6. Per ciamà ’l dutùr gh’ó de tecàm al telèfono
Anche i medici di base non sono sempre così accessibili, e così abbiamo elaborato tattiche alternative, come quella di incaricare figli e nipoti di tenere attiva la chiamata, per inserirsi non appena termina la precedente. [Trad.: Per chiamare il dottore devo attaccarmi al telefono]
7. Co Spid a ghe capésse fò negót
In effetti lo SPID è molto comodo, perché consente di essere costantemente informati sulla nostra situazione sanitaria. Però tra password da ricordare, codice OPT che sparisce e la necessità di destreggiarsi tra due schermata, scoraggia i meno tecnologicamente evoluti. [Trad.: Con lo SPID non ci capisco niente]
8. Mè ’nguràss de stà mai mal
La saggia massima dei nostri vecchi valeva per tempi in cui l’esercizio della medicina era ancora piuttosto sommario. Ma vale ancora adesso, quando i progressi della scienza sono ostacolati da quelli della burocrazia. [Trad.: C'è da augurarsi di non stare mai male]
9. Ghe n’ó sèmper öna
Oltre una certa età, l’acciacco quotidiano è una certezza. Tanto vale rassegnarsi, e mettere in atto quella pazienza e capacità di sopportazione che abbiamo nel codice genetico. [Trad.: Ne ho sempre una]
10. Maie fò la pensiù coi ticket
È vero, esistono le esenzioni, ma in alcuni casi l’esiguità della pensione impedisce di curarsi nel modo corretto. E favorisce il ricorso ai vecchi rimedi di una volta, che sicuramente fanno meno male alle tasche. [Trad.: Tutta la pensione mi va nei ticket]