Trescore, ricarica abusivamente il motorino elettrico in azienda: operaio licenziato
Il 50enne sostiene sia una ritorsione per la sua attività sindacale. Ma l'azienda (difesa da Serio Gandi) gli aveva vietato di allacciarsi alla rete interna, più volte
Avrebbe ricaricato - abusivamente - il suo motorino elettrico sul posto di lavoro. Per questo un operaio cinquantenne di origini indiane sarebbe stato licenziato da un'azienda di Trescore Balneario.
L'uomo ha deciso portare la questione, il 12 settembre scorso, al Tribunale del lavoro di Bergamo. Secondo lui, quella del datore sarebbe stata solo una scusa, per attuare invece una ritorsione nei suoi confronti, da collegare alla sua attività come rappresentante sindacale per la Confederazione unitaria di base.
Chiesto reintegro e risarcimento stipendi
L'uomo, come riportato oggi (sabato 30 settembre) dal Corriere Bergamo, chiede il reintegro sul posto di lavoro e il risarcimento dei mancati stipendi.
L'indiano è rappresentato dallo studio legale Diritti e Lavoro di Milano. Dall'altra parte l'azienda, una nota società agricola con altre sedi in provincia, è invece assistita dal vicesindaco di Bergamo, l'avvocato Sergio Gandi.
La vicenda ruota tutta intorno al veicolo elettrico del dipendente, che aveva avuto un guasto alla batteria il 16 ottobre dello scorso anno: motivo per cui, il 17 e il 18 l'uomo si era attaccato alla rete elettrica dell'azienda per poterlo ricaricare, utilizzando corrente per un valore economico di 25 centesimi.
Per l'azienda episodi ripetuti
I rappresentanti dell'impresa, però, hanno spiegato in aula che il problema non sono i soldi, quanto il principio. L'operazione era stata vietata al cinquantenne che sarebbe stato richiamato da un referente per il suo comportamento, ma avrebbe staccato il motorino dall'alimentazione solo dopo venti minuti.
Inoltre, per l'azienda le ricariche sarebbero avvenute, sempre in maniera non autorizzata, anche in altre occasioni, a partire dall'agosto 2022 e le ritengono un furto di elettricità. Di conseguenza, per il datore il licenziamento è avvenuto per giusta causa.
«Al di là del valore dell’elettricità prelevata, l’azienda considera l’insubordinazione — ha spiegato l'avvocato Gandi —. E comunque nel ricorso non si parla di ritorsioni per l’attività sindacale». Il giudice ha quindi invitato le parti a trattare una conciliazione e la discussione sarebbe ora in atto. La nuova udienza è fissata a ottobre.
La legge è uguale per tutti. Sul posto di lavoro non si usano le cose aziendali per uso personale
E così per il caro Gandi se c’è da guadagnarci personalmente gli immigrati (ma solo se lavorano) guai a sgarrare! Altrimenti tutti liberi di fare tranquillamente quello che vogliono in giro per la città! Così se li licenziano ce ne sarà uno in più alla stazione.. La coerenza, questa sconosciuta!!