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Fusione Brembo-Pirelli, Bombassei frena (però non esclude): «Sarebbe bello, ma per ora nulla di serio»

La dichiarazione a margine di un evento di Quattroruote a Milano. L'ipotesi era nata quest'estate dalle considerazioni di alcuni esperti

Fusione Brembo-Pirelli, Bombassei frena (però non esclude): «Sarebbe bello, ma per ora nulla di serio»
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«Sono i giornali che stimolano alcune considerazioni, sarebbe una bella cosa ma al momento non c'è nulla di serio». Così ha commentato la possibile fusione tra Brembo e Pirelli il presidente emerito e fondatore della società bergamasca, Alberto Bombassei, durante un evento a Milano di Quattroruote.

Aziende vicine negli affari

«Personalmente sono amico di Tronchetti - ha spiegato Bombassei - e sono stato nel Cda di Pirelli. Ho una grande ammirazione per questa azienda, in questo momento i nostri sono due settori che si contattano perché vicini nel business: freni e pneumatici. A questo si aggiunge il fatto che i nostri business valgono anche per l'elettrico».

La fusione

Le ipotesi di nozze con il colosso degli pneumatici - mai accertate - hanno iniziato a diffondersi da quest'estate, dopo la notizia verso la fine di giugno del trasferimento della sede legale della Brembo nei Paesi Bassi (quella fiscale, invece, è rimasta in Italia). Tra gli analisti si era diffusa l'idea che l'azienda volesse acquisire altre società del settore, azzardando che la scelta più probabile fosse proprio quella guidata da Marco Tronchetti Provera.

La Pirelli, in quel periodo, era stata soggetta al golden power dell'Esecutivo (facoltà da Palazzo Chigi di bloccare o porre condizioni a delle operazioni finanziare, nell'interesse italiano), a scopo di tutela delle tecnologie e della governance dalla Sinochem, gruppo statale cinese che ne possedeva il 37 per cento. Alcuni esperti, quindi, pensavano che ci fosse un piano dello Stato per diluire i capitali cinesi in Pirelli, attraverso un'espansione della Brembo, che ne possedeva già intorno al 6 per cento.

Senza considerare che aveva stretto, a marzo, un patto con Camfim, la holding di Tronchetti Provera, che detiene il 14 per cento della società di pneumatici. A tal proposito, l'attuale presidente Matteo Tiraboschi aveva commentato che era ancora presto per ipotizzare le «potenziali aree comuni di sviluppo e innovazione. Abbiamo stretto un accordo di allineamento su quelle che sono le nostre posizioni, ma è ancora tutto troppo prematuro».

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