Cosa si sa della strage di Tunisi adesso che son passati due giorni

L’ultimo bilancio dell’attentato al Museo del Bardo di Tunisi parla di 25 morti, di cui 18 turisti stranieri, 5 tunisini e due attentatori. I feriti sono 48. Gli italiani rimasti uccisi sono 4: i piemontesi Francesco Caldara, Antonella Sesino, Orazio Conte, e Giuseppina Biella di Meda. Il bollettino diffuso dal ministro della Sanità parla di 11 feriti italiani, 9 tunisini, 11 polacchi, 8 francesi, 5 giapponesi, 2 sudafricani, 1 russo e 1 tedesco. Nella giornata di giovedì la polizia di Tunisi ha arrestato 9 persone nell’ambito delle indagini sulla strage del giorno precedente: 5 di queste sono ritenute direttamente legate al fatto, mentre altre 4 sono vicine ai due assalitori uccisi e sono state catturate fuori dal capoluogo del Paese, un decimo uomo è ricercato. Site, il sito americano che ha il compito di monitorare tutti i canali utilizzati dal jihadismo, ha segnalato che l’Isis ha rivendicato il gesto a ventiquattro ore di distanza con un messaggio audio, sottolineando che «quello che avete visto è solo la prima goccia di pioggia». Questa mattina il ministro per la Sicurezza tunisina Rafik Chelly ha detto in merito ai due attentatori che «si tratta di due elementi estremisti salafiti».
Gli attentatori. Nel messaggio di rivendicazione i terroristi parlano di Zakarya al-Tunis e Abu Anas al-Tunisi, due nomi diversi da quelli resi noti dal Governo tunisino, probabilmente due nomi di battaglia. Restano alcuni dubbi in quanto il primo nome venne usato anche per ricordare un altro “martire” dell’Isis morto a Sirte in Libia. Il primo ministro tunisino Habid Essid ha identificato i corpi dei due jihadisti uccisi come Jaber Khachnaoui, 35 anni, e Yassine Laabidi, di 21 anni. Il primo era scomparso da Sbitla da circa tre mesi ed aveva contattato i genitori tramite una scheda irachena, il secondo invece era noto alla sicurezza tunisina per crimini “minori” compiuti in passato, ma non considerato pericoloso.
Non è facile ricostruire con chiarezza i movimenti dei due attentatori: erano entrambi originari di Sbetla, cittadina povera nella provincia montuosa di Kasserine. Secondo il ministro degli Interni tunisino, erano stati reclutati in una moschea locale. Prima di aderire allo Stato Islamico ed essere addestrati in Siria, Iraq e Libia, avevano conosciuto alcuni gruppi legati ad Al Qaeda, passando dal partito musulmano moderato della Tunisia Ennahdha. A settembre si erano stanziati in due campi di addestramento dello Stato Islamico in Libia per poi rientrare in patria per la fine dell’anno (28 dicembre), appoggiandosi a Ubqa Ibn Nafi, ramo tunisino di Al Qaeda, vicino all’Isis nonostante non abbia ancora giurato piena fedeltà.
I due hanno scelto il mercoledì per colpire in quanto nella tradizione islamica è il giorno scelto da Allah per punire i nemici. Indirizzati verso il Parlamento, dove si stava discutendo la nuova legge anti-terrorismo, sono stati respinti ed hanno ripiegato sul parcheggio del museo aprendo il fuoco sui turisti appena scesi dal pullman prima di chiudersi nell’edificio. Anche Uqba Ibn Nafi, che ha coperto i movimenti degli attentatori fino al giorno della strage, ha rivendicato via twitter l’attentato. La cellula terroristica, che le autorità di polizia stanno cercando si smantellare, conta 12 persone: i due attentatori, i 9 arrestati e l’uomo ricercato. Il comunicato del ministero degli Interni parla di due uomini muniti di cinture esplosive e di armi molto avanzate; le immagini web mostrano due persone vestite in abiti casual con due kalashnikov senza calcio nascosti sotto i giubbotti.

Women set up candles during a demonstration in front of the National Bardo Museum a day after gunmen attacked the museum and killed scores of people in Tunis, Tunisia, Thursday, March 19, 2015. The Islamic State group issued a statement Thursday claiming responsibility for the deadly attack on Tunisia's national museum that killed scores of people, mostly tourists. (AP Photo/Christophe Ena)

Tunisians holding candles pray at the entrance gate of the National Bardo Museum where scores of people were killed after gunmen staged an attack, Tunis, Wednesday, March 18, 2015. Foreign tourists scrambled in panic Wednesday after militants stormed a museum in Tunisia's capital and killed scores of people, "shooting at anything that moved," a witness said. (AP Photo/Michel Euler)

People walk by as as a police officer guards the National Bardo Museum in Tunis, Tunisia, Thursday, March 19, 2015. Tunisian security forces arrested nine people linked to the deadly attack on the National Bardo Museum that left scores dead and wounded and threatened the country's fledgling democracy and struggling tourism industry, the president's office said Thursday. (AP Photo/Christophe Ena)

Rescue workers evacuate a victim after gunmen opened fire at the Bardo museum in Tunisia's capital, Wednesday, March 18, 2015 in Tunis. Authorities say scores of people are dead after an attack on a major museum in the Tunisian capital, and some of the gunmen may have escaped. (AP Photo/Ali Ben Salah)
Le vittime. L’attacco, iniziato mercoledì intorno alle 12.30, ha coinvolto un pullman di turisti in visita al Museo del Bardo. I due uomini hanno iniziato a sparare sulla gente che stava scendendo dal bus, uccidendo 7 persone. I turisti hanno cercato di rifugiarsi all’interno dell’edificio, ma il commando le ha seguite eliminando altre 11 persone delle 100 in ostaggio. Le forze di sicurezza sono intervenute tre ore dopo con un’operazione che ha portato all’uccisione dei due assalitori, di un custode del museo e di due agenti di polizia. Le vittime italiane accertate sono quattro, sbarcate in Tunisia con le navi crociera Costa Fascinosa e Msc Splendid.
I primi due italiani riconosciuti, colpiti all’interno del Museo, sono Francesco Caldara e Orazio Conte. Caldare è un pensionato novarese, ex-dipendente dei trasporti pubblici del Comune di Novara, mentre Conte era un informatico di Torino. Entrambi si trovavano in vacanza a Tunisi con le rispettive compagne, anch’esse rimaste colpite durante l’attentato ed al momento ricoverate in ospedali della capitale nordafricana. Le due donne, Antonella Sesino e Giuseppina Biella, sono state colpite al momento della discesa dal pullman e identificate in seguito. Antonella Sesino era impiegata all’ufficio Personale del Comune di Torino, mentre Giuseppina Biella era in pensione dopo aver gestito per anni assieme al marito, ferito nella sparatoria, una salumeria e polleria conosciuta da molti a Meda.
I punti non chiari. Non sono pochi gli aspetti oscuri legati all’attentato, molti dei quali legati a delle falle del sistema di sicurezza tunisino, preso dalla fretta di comunicare aggiornamenti sulla situazione. Al momento non ci sono prove autentiche legate alla rivendicazione dell’Isis: sia la segnalazione di Rita Katz di Site, che il racconto apparso su un forum vicino allo Stato Islamico, dove sono descritti le dinamiche dell’evento, non sono ancora stati confermati. Un account twitter, riconducibile ai terroristi dell’Isis, ha pubblicato una foto della vittima italiana Francesco Caldara, crociato in rosso, accompagnata dalla frase “Questo crociato è stato schiacciato dai leoni del monoteismo” ed in arabo la data “19 marzo 2015”.
Il Governo segue anche le piste legate ai due gruppi terroristici tunisini di Ansar al Sharia e Uqba Ibn Nafi, vista la rivendicazione via social. Anche sull’equipaggiamento dei terroristi non c’è chiarezza: la versione del comunicato ufficiale parla di “armi sofisticate” portate da uomini vestiti da soldati, mentre dalle immagini sembrerebbero avere solamente un fucile nascosto sotto gli abiti quotidiani (si parla anche di scarpe da ginnastica). Direttamente legato all’equipaggiamento anche l’obiettivo che potrebbero aver avuto i due: mentre in molti sostengono l’ipotesi che l’attacco fosse diretto verso il Parlamento ma che, in quanto respinti, abbiano ripiegato in seguito sul museo, la scarsa preparazione e le uniche armi fa considerare il fatto che il vero obiettivo potesse essere realmente il Bardo. Nella presunta rivendicazione dell’Isis, pare che l’obiettivo da colpire fossero gli occidentali.