Saracinesche giù

Chiude il ristorante pizzeria "Cavallino bianco" di Treviglio: addio a un pezzo di storia

Fu aperto 46 anni va da Vittorio De Vivo e Colomba Masi

Chiude il ristorante pizzeria "Cavallino bianco" di Treviglio: addio a un pezzo di storia
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Uno dei più storici ristoranti di Treviglio, aperto da Vittorio De Vivo e Colomba Masi, ha annunciato la chiusura definitiva, dopo che per generazioni ha allietato i palati trevigliesi con pietanze e prelibatezze partenopee e non solo. Dopo 46 anni, infatti, “Al Cavallino Bianco” abbasserà per sempre la saracinesca il prossimo 24 dicembre.

Il Cavallino Bianco di Treviglio

«Nel 1977 la mia famiglia diede vita al “Cavallino Bianco”, la cui prima sede affacciava su Largo Vittorio Emanuele – ha ricordato Colomba – Lì siamo rimasti per oltre 35 anni, al termine dei quali ci siamo trasferiti in via Magellano, dove a maggio 2014 abbiamo inaugurato la nostra seconda sede, che rimarrà aperta al pubblico fino alla prossima vigilia di Natale». «Dopo tutto questo tempo – le ha fatto eco Vittorio – possiamo ritenerci soddisfatti di quello che abbiamo fatto. Abbiamo vissuto anni davvero bellissimi in entrambe le nostre sedi. In quella vecchia, che era più grande, organizzavamo pure i banchetti nuziali, mentre nel locale ci siamo concentrati sulla ristorazione più classica. Il nostro piatto principe è sempre stata la pizza».

Basta pizze, è ora della pensione

Non poteva essere altrimenti per i due coniugi originari di Sarno, nel salernitano, che hanno deciso di mettere da parte la stanchezza e di godersi la meritata pensione, dopo un’intera vita trascorsa a compiere sacrifici per far quadrare i conti del locale, minati di recente dall’impennata dei costi registrata su affitti e bollette.

«Negli ultimi anni purtroppo, la clientela è diminuita – ha confidato Colomba – I giovani di oggi preferiscono i fast food più alla moda, e non vanno più a pranzare o a cenare in un locale tradizionale. Questo ha fatto sì che per noi cambiasse tutto, perché abbiamo iniziato a incontrare tante difficoltà nel fronteggiare le varie spese del locale. In seguito, la pandemia da Covid-19 ci ha messo su il carico da novanta. Da allora, abbiamo iniziato a spendere tanti soldi non solo per l’acquisto delle materie prime, ma anche per il pagamento delle bollette. Come se non bastasse poi, è diventato complicato gestire gli stipendi del personale. Di recente infatti, siamo rimasti da soli alla guida dell’intero ristorante, perché i nostri tre figli Ferdinando, Alessandro e Claudio hanno deciso di intraprendere nuovi percorsi di vita. Così, Vittorio si è rimesso dietro il forno a legna, mentre io ho continuato a stare dietro i fornelli della cucina, ma per la sala abbiamo dovuto prendere alcuni ragazzi che a turno vengono a lavorare a chiamata».

Commenti
Stefania

Io sono contro i fast food. Preferisco la tradizione nel cibo, una buona pasta o una buona carne. E in compagnia pizza e allegria . questo l ho tramandato alle mie figlie di 20 e 22 anni.

Diego

Con il continuo proliferare di centri commerciali,la gente si disabitua nel fare shopping e pranzi o cene nelle attività commerciali di _vicinato_ Disertificando così il centro del proprio paese.

Matteo

Ad essere 100% sinceri anche gli adulti hanno iniziato a preferire i fast food, conosco genitori che se i figli compiono gli anni, fanno i bravi in settimana a scuola, vincono a calcio la domenica, invece di portarli a mangiare pizza o un pasto decente preferiscono portarli a mangiare alette di pollo e hamburger, tutto di infima ed infida qualità, io quando ho veramente fame e mi trovo in giro cerco una trattoria di camionisti, cibo di buona / media qualità se paragonato forse a un ristorante ma quello che cerco è mangiare di gusto e mangiare da saziarmi, e la spesa è pure inferiore a quella di un kfc o un burger king.

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