Lavoratori del commercio e del turismo in protesta, presenti 300 bergamaschi
In particolare, nell'anno della Capitale l'incremento di presenze «non si è mai tramutato in un miglioramento delle condizioni contrattuali»
Si sono mossi trecento lavoratori e delegati bergamaschi a bordo di tre bus e in treno per raggiungere il presidio interregionale di Milano all'Arco della Pace in occasione della protesta dei lavoratori del commercio e del turismo indetta da Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil per la giornata di oggi, venerdì 22 dicembre.
Partecipazione «oltre le attese»
I sindacati denunciano lo stallo delle trattative e la difficile situazione in cui versano i lavoratori, nonostante che i due comparti registrino una ripresa e un aumento dei fatturati. La partecipazione di bergamaschi è stata «ben oltre le attese», secondo qunto riferito dai sindacati, i cui rappresentanti Nicholas Pezzè per Filcams-Cgil, Claudia Belotti di Fisascat-Cisl e Anila Cenolli di Uiltucs-Uil di Bergamo commentano: «Ringraziamo tutti i lavoratori e le lavoratrici per l'ampia partecipazione allo sciopero e alla manifestazione. Contribuiscono così a darci un'ulteriore spinta per proseguire nelle trattative per il rinnovo del contratto».
Tanti turisti, ma le condizioni dei lavoratori...
Continuano: «A proposito di turismo, poi, inutile ricordare l'importanza di questi addetti sul nostro territorio, in particolare in un anno di super lavoro per Bergamo-Brescia capitale della cultura. L'incremento di presenze, però, non si è mai tramutato in un miglioramento delle condizioni contrattuali dei lavoratori, che infatti tendono a dimettersi e a cercare trattamenti migliori altrove. La precarietà generalizzata prosegue in un settore che invece richiederebbe continuità, con personale specializzato e retribuito il giusto. Molti degli operatori che lavorano nel contesto di pubblici esercizi, ristorazione, mense (anche lì, infatti, si applica il Contratto nazionale del turismo) guadagnano meno di 15 mila euro l'anno e vivono una condizione di difficoltà economica concreta, accentuata dai rincari del costo della vita. Anche a Bergamo, come in tutta Italia, da anni esiste un problema di salari che va affrontato in settori dove anche il rapporto tra conciliazione tra vita privata e lavorativa deve essere rivisto».