L'asso

Ponte San Pietro ricorda Virginio Ubiali: come scordare il dribbling irriverente del Gepì?

È volato in cielo il 16 dicembre, a 94 anni. Quando era giovane, di giorno era tessitore della Legler, la domenica abile calciatore

Ponte San Pietro ricorda Virginio Ubiali: come scordare il dribbling irriverente del Gepì?
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di Laura Ceresoli

«Qualche volta, ora che ho il sonno leggero, sogno che devo tirare un calcio di rigore. Lo tiro di sinistro, di esterno, con il portiere che va da una parte e il pallone dall'altra. Come si devono tirare i calci di rigore. Poi corro a esultare sotto le tribune, ma non c'è nessuno».

Con queste parole, epilogo del libro di Bruno Ravasio Una vita nel pallone, Virginio Ubiali ricordava i suoi tempi d'oro. Ora di certo quel pallone lo inseguirà tra le nuvole in cielo dove è volato il 16 dicembre scorso all'età di 94 anni.

Gepì, come tutti in paese lo chiamavano, era nato a Ponte San Pietro. Quando era giovane, di giorno era tessitore della fabbrica Legler mentre la domenica diventava un abile calciatore. Novara, Biella, Crema e Lecco, sono soltanto alcune delle squadre in cui ha giocato ma nel cuore aveva sempre il Pontisola dove è ritornato a più riprese nel corso degli anni cinquanta.

In quei tempi Ponte San Pietro è stata fucina di grandi calciatori che hanno militato a lungo nei campionati di seria A, B, C: da Gaudenzio Bernasconi, che ha vestito per due volte la casacca della nazionale ai fratelli Fracassetti fino a Gigi Consonni.

«Ubiali è stato una grande gloria sampietrina, calciatore dal dribbling ubriacante quasi irriverente, classe 1929 come mio papà (mancato il settembre scorso) con il quale, ora, avrà occasione di parlare di calcio ricordando i tempi passati», afferma Fabio Burini. «Senza retorica si può tranquillamente dire che era un giocatore di serie A», aggiunge Pino Sana. C'è poi il ricordo del pugile Luca Messi su Facebook: «Ciao Campione, fai buon viaggio e salutami mio papà».

Il ritratto più somigliante lo dipinge Bruno Ravasio, che lo descrive così: «Il pezzo pregiato era Gepì Ubiali, un piccoletto tutto ossa e nervi che ricordava un po' Omar Sivori. Era un numero 10 naturale, giocava dalla metà campo in su: geniale, estroso, creativo, furbo, rapido come una faina (...)

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