Come pagheremo nel futuro (mentre il portafogli resterà vuoto)

La prospettiva di una società senza contanti è paragonabile a quella con le auto volanti: se ne parla da decenni, ma il suo momento pare essere ancora lontano a venire. Eppure, per la prima volta nella storia dell’umanità, non si è mai stati così vicini alla scomparsa dei pagamenti materiali. Lo racconta bene il sito americano The Atlantic, che ha realizzato un focus su come la società si stia avviando rapidamente verso la smaterializzazione della moneta fisica, sperimentando e ricercando metodi di pagamento più sicuri e certi proprio perché non basati sul contante. Del resto banconote e monete stanno scomparendo a una velocità decisamente più alta rispetto a quello che si potrebbe pensare a una prima superficiale analisi. Carte di credito e bancomat sono oramai metodi di pagamento abituali, noti a tutti, e nel mondo sempre più persone stanno iniziando a pagare i caffè grazie ad applicazioni sui propri smartphone. In Svezia diverse banche hanno smesso di erogare contante e molte compagnie aeree statunitensi non accettano più pagamenti fisici. Sempre oltreoceano, si stanno sviluppando a gran velocità le attività commerciali che accettano pagamenti solo attraverso carte bancarie. Insomma, il futuro è sempre più vicino a noi.
The Atlantic spiega che nell’arco di del secolo in corso la possibilità che il contante scompaia definitivamente, rendendo i portafogli oggetti da museo, è molto probabile. Tanto che sempre più programmatori e ricercatori stanno sperimentando metodi di pagamento alternativi. Vediamone alcuni.
Tutto in un telefono. È certamente il metodo di pagamento in fase di sperimentazione più avanzato, tanto che sono diverse le società che si sono già lanciate su questi innovativi sistemi. Starbucks ad esempio, catena di caffetterie tra le più famose e apprezzate al mondo, ha dichiarato che già oltre 13 milioni di propri clienti utilizza abitualmente la sua applicazione mobile che consente di addebitare gli acquisti su dei conti di debito aperti proprio da Starbucks. E entro l'estate, un consorzio composto da 70 grandi marchi americani (tra cui la catena di supermercati Walmart) lancerà sul mercato la versione beta (di prova) di un’applicazione chiamata CurrentC, che renderà possibile il pagamento semplicemente avvicinando lo smartphone a un apposito lettore. Secondo le stime del consorzio, saranno almeno 110mila le persone che collegheranno l’app ai propri conti corrente nelle prime settimane successive al lancio. Questo tipo di applicazioni non saranno solamente più comode per i consumatori, ma anche per i produttori: ogni acquisto, infatti, sarà tracciato e permetterà alle società di avere uno sguardo dettagliato sui gusti dei propri clienti. Un risvolto interessante che, come spiega l’analista del Mercator Advisory Group, Ben Jackson, i grandi marchi stanno già studiando.
Casse addio. Il passo successivo sarà eliminare ogni forma di passaggio per la cassa dei clienti. Anche con le app esposte poco fa, infatti, c’è la necessità che i consumatori avvicinino il loro smartphone ad un apposito contatore. Per questo molte aziende stanno studiando sistemi in grado di effettuare pagamenti semplicemente passando vicino a dei lettori bluetooth. Il cliente potrà tranquillamente tenere il cellulare in tasca e la merce acquistata nelle borse, sarà il lettore che, a distanza, addebiterà gli acquisti effettuati sul conto corrente del soggetto, prelevando la cifra dovuta. È un sistema assai complicato, che la Apple ha già però introdotto attraverso la sua iBeacon: un soggetto in possesso di iPhone con l’app scaricata sul suo dispositivo, passando vicino a negozi dotati di questo sistema, riceverà sul cellulare dei messaggi con indicate le offerte più interessanti proposte dall’attività commerciale in questione. L’intento della mela di Cupertino è quello di specializzare sempre più l’app, rendendola anche “selettiva”, nel senso di essere in grado di individuare, attraverso le interazioni con gli utenti già avvenute, anche i gusti dei consumatori, scegliendo quali offerte consigliare a chi. Non è un caso che Jeremy Epstein, informatico presso l’istituto di ricerca SRI International, abbia dichiarato che le casse sono destinate a sparire da ogni attività commerciale.
In futuro, quindi, ogni oggetto presente in un negozio potrebbe venire catalogato con un sensore RFID (Radio Frequency Identification) che verrà disattivato non appena si passerà nei pressi dell’ingresso del locale, dove sono posizionate le centraline di controllo. Queste, in pochi istanti, individueranno i beni acquistati e addebiteranno la spesa sul conto corrente del cliente, che dovrà aver salvato sul proprio smartphone un altro lettore RFID collegato alla banca. È chiaro che oggi i pochi sistemi di questo tipo già operanti sono molto costosi, elemento che non aiuta certo la loro diffusione. Sempre più commercianti, però, stanno aggiornando i propri sistemi di accettazione di pagamenti mobile, interessandosi anche a queste nuove esperienze. Ciò ridurrà anche la possibilità di attacchi hacker, perché, a differenza che con i bancomat o le carte di credito, con questi metodi di pagamento i dati bancari dell’utente rimangono segreti e non identificabili. Se anche degli hacker riuscissero a violare i sistemi, avrebbero accesso solo a stringhe univoche di numeri generati per ogni acquisto, di fatto inutili.
Usare il nostro corpo. Per ora le etichette RFID sono state pensate solamente come programmi da inserire nei nostri smartphone. Nulla vieta però che in futuro queste minuscole “etichette” possano essere inserite direttamente nel nostro corpo. Può sembrare vera fantascienza, ma così non è: Amal Graafstra, informatico, ha sperimentato questo sistema installandosi sottopelle una etichetta RFID in grado di aprire apposite serrature da lui studiate e posizionate su porte di casa sua. La Quixter, start-up svedese, ha installato presso tutte le attività presenti all’interno dell’Università di Lund un software in grado di permettere agli studenti i pagamenti attraverso delle etichette RFID installate nelle mani. Altrettanto fantascientifica può sembrare l’idea di pagare attraverso la scansione della nostra iride, ma sono tanti i ricercatori che, già oggi, stanno portando avanti studi al riguardo, con ottimi risultati. Tra questi Hector Hoyos, fondatore degli Hoyos Labs, che lavora proprio su tecnologie di autenticazione dell'identità.
Una valuta per tutto il mondo. Il passo successivo allo sviluppo di queste tecnologie è certamente la ricerca di una valuta unitaria, valida in tutto il mondo. Esperimenti sono già stati fatti in diverse parti, in primis proprio nella nostra Europa attraverso l’euro. Come però dimostra la recente crisi dell’Eurozona, il sistema ha messo in luce più di una lacuna. Nonostante ciò sono tanti gli economisti che vanno predicando da anni la morte prossima della valuta. Tra questi David Wolman, autore del saggio The End of Money e basato sull’idea che, presto o tardi, il denaro sparirà dal mondo per lasciare spazio a nuove forme di pagamento non materiali. Attualmente l’esempio più valido e concreto di come ciò, in realtà, non sia affatto uno scenario fantascientifico, lo dimostra l’enorme boom di Bitcoin, la “criptomoneta” sviluppatasi recentemente nel web e inventata proprio per rendere più semplici e rapidi i pagamenti online da una parte all’altra del mondo (ne avevamo parlato QUI). Bettina Warburg, analista dell’Insitute for the Future di Palo Alto, è convinta che la criptoeconomia sarà un successo e che si svilupperà assai rapidamente nei prossimi anni.