Perseguitava l'ex compagna: 52enne di Bergamo in manette con l'arresto "in differita"
La nuova norma introdotta ha permesso di arrestare lo stalker entro 48 ore dal fatto, dato che le minacce erano provate dalle chat
Dopo l'ultimo appostamento sotto casa ha deciso che era abbastanza e così, lo scorso martedì 16 gennaio, una 51enne di Bergamo è andata in caserma a denunciare l'ex compagno per atti persecutori. Quella sera stessa l'individuo, un 52enne anche lui residente in città, si è ritrovato davanti i carabinieri, che lo hanno poi arrestato.
Si tratta di uno dei primi casi, nella nostra provincia, dell'applicazione da parte dei militari del cosiddetto "arresto in differita", introdotto con le ultime modifiche alla normativa Codice Rosso.
Pedinamenti, appostamenti e minacce
La vittima, dopo aver chiuso la relazione, aveva subito nel tempo numerosi pedinamenti da parte del soggetto, che la aspettava anche sotto la sua abitazione. Inoltre, l'uomo l'ha minacciata più volte di fare del male sia a lei che a suo figlio, se non si fossero rimessi insieme. In seguito al racconto della signora, che ha poi sporto denuncia, alla stazione di Bergamo principale i carabinieri hanno cercato lo stalker, un bergamasco con precedenti specifici, che è finito in manette a fine giornata.
Nonostante infatti le forze dell'ordine non abbiano assistito ad alcun atto persecutorio, grazie alla nuova modalità inserita nella legge, hanno potuto lo stesso sottoporre il personaggio alla misura grazie alle chat conservate sul telefono della donna. Dai messaggi da lui inviati, infatti, era evidente il comportamento minaccioso e intimidatorio, per cui sono stati autorizzati a procedere all'arresto entro le 48 ore dal fatto. Il soggetto, dopo le formalità di rito, è stato portato alla sua abitazione, dove il gip ha disposto gli arresti domiciliari.
Il "ciclo della violenza"
Le dichiarazioni della donna fanno ancor più riflettere rispetto alle dinamiche che si vanno a creare in questo tipo di relazioni, prima che la vittima decida di allontanarsi: l’uomo, infatti, aveva sempre avuto atteggiamenti aggressivi nel corso della relazione, che erano spariti, per breve tempo, quando il padre si era ammalato. In quel periodo, lo stalker aveva promesso che sarebbe cambiato, chiedendo perdono. Purtroppo, le minacce e i pedinamenti erano ripresi subito dopo, come spesso accade in casi simili.
«I reati di maltrattamenti in famiglia e atti persecutori - hanno spiegato i carabinieri -, seguono spesso quello che viene chiamato il “ciclo della violenza”: in un primo momento si crea nella coppia una tensione, che ben presto si concretizza in violenza o, se la relazione è cessata, in pedinamenti e atti persecutori. Immediatamente dopo, però, arriva la fase chiamata "honey moon" (luna di miele), dove l’aggressore si pente dei comportamenti aggressivi e chiede perdono alla vittima, la quale, purtroppo, impietosita dalle parole dell’aggressore, dimentica quanto accaduto precedentemente».
Un atteggiamento dal quale però, secondo i militari, non ci si dovrebbe lasciare ingannare: «Quest’ultima fase, tuttavia, molto spesso è seguita dal ritorno della violenza: pertanto, qualora ci si trovi in situazioni analoghe, l’invito è di valutare sempre con attenzione e diffidenza i tentativi di riavvicinamento del partner molesto».