Presidio in piazza Matteotti per dire "no" a guerre e armi, sabato 24 febbraio
L'invito al presidio, pensato dalla Rete pace e disarmo, è rivolto a movimenti, reti, associazioni, sindacati, parrocchie, comitati locali
Sabato 24 febbraio, alle 18, prende il via il presidio in piazza Matteotti organizzato dalla Rete Pace e Disarmo. L'iniziativa è in collaborazione anche con il coordinamento locale che sostiene la raccolta firme di iniziativa dei Cittadini Europei per lo stop a tortura e trattamenti disumani alle frontiere d'Europa.
L'invito rivolto a movimenti, reti, associazioni, sindacati, parrocchie, comitati locali, è quello di unirsi alla mobilitazione per ribadire il "no" a tutte le guerre e il "no" al riarmo, per costruire un mondo di pace, di sicurezza e di benessere per tutte e per tutti.
Le richieste
In particolare, la richiesta alle istituzioni italiane ed europee è di impegnarsi per:
- la messa al bando delle armi nucleari;
- la riduzione immediata delle spese militari a favore della spesa sociale, sanitaria, per la tutela ambientale del territorio e per una difesa civile e nonviolenta;
- la riconversione dell’industria bellica, che sta traendo immensi profitti dalle guerre e dai conflitti armati;
- l'immediato cessate il fuoco in Ucraina e nella Striscia di Gaza;
- la liberazione degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi, la fine dell’assedio e dell’isolamento di Gaza, il libero accesso agli aiuti umanitari e l’assistenza alla popolazione palestinese;
- il riconoscimento dello Stato di Palestina, la fine dell’occupazione e della violenza in Cisgiordania;
- la soluzione politica e non militare della guerra in Ucraina, per porre fine all’illegale occupazione russa e per costruire le condizioni di libertà, democrazia, convivenza e di sicurezza comune per l’Europa intera;
- il riconoscimento del diritto di asilo e la protezione a dissidenti, obiettori di coscienza, renitenti, disertori, profughi, difensori dei diritti umani, giornalisti, attivisti sociali e sindacalisti vittime della repressione politica in ogni contesto e nazione;
- il rafforzamento dell’azione umanitaria e di protezione dei diritti umani nei contesti di violenza strutturale (Afghanistan, Myanmar, Nagorno Karabakh, Iran…);
- lo stanziamento dello 0,7% del PIL a favore della cooperazione allo sviluppo;
- la promozione di conferenze regionali di Pace sotto l’egida delle Nazioni Unite, per ricostruire convivenza e sicurezza nelle regioni martoriate da guerre in Medio Oriente e in Africa, che coinvolgono milioni di persone che vengono uccise, espulse dalle proprie case, impoverite, costrette alle migrazioni forzate.