sempre più lontana

Rispunta nei discorsi del sindaco di Milano la questione della fusione tra Sea e Sacbo. E Gori risponde

La prima società gestisce gli scali di Malpensa e Linate, la seconda di Orio. Sala: «Con Sacbo basta, non si riesce a fare»

Rispunta nei discorsi del sindaco di Milano la questione della fusione tra Sea e Sacbo. E Gori risponde
Pubblicato:
Aggiornato:

Il dossier Sea-Sacbo è ritornato improvvisamente nei discorsi del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, a margine di un convegno sui 40 anni di Affari & Finanza nella mattinata di oggi lunedì 4 marzo nel capoluogo lombardo. La questione si incardina sul fatto che Palazzo Marino detiene il 54,81 per cento delle azioni di Sea che a sua volta possiede la maggioranza relativa di Sacbo. La prima società gestisce gli scali di malpensa e Linate, la seconda quello di Orio.

La possibilità di fusione

Da questa situazione, era stata prospettata, ormai otto anni fa, la possibilità della fusione di Sera e Sacbo. Il Corriere Bergamo ripota quanto detto da Sala: «Abbiamo provato per anni a fare un fusione con Sacbo che non è mai partita, perché a Bergamo non vogliono perdere il controllo di un asset che controllano interamente. Da un lato li capisco, dall'altro è l'ennesima dimostrazione che è difficile fare operazioni del genere». E poi netto: «Con Sacbo basta, non si riesce a fare. Se ci sono altre opzioni, così come ero possibilista con Sacbo, potremmo diluire la nostra quota a patto che abbia un significato industriale. Al momento però non c'è nulla».

La risposta di Gori

Pronta la risposta del sindaco di bergamo Giorgio Gori: «Un conto è rendersi disponibili a una condivisione della governance, un altro è non contare più nulla a seguito della fusione. Se l'accordo Sea-Sacbo non è andato in porto è perché le dimensioni delle due società - quando se ne parlò, negli anni precedenti la pandemia - erano troppo diverse, e non si è riusciti a trovare un equilibrio di governance tale da assicurare una ragionevole rappresentanza agli azionisti di Sacbo. Il tema, con ciò, è tutt’altro che archiviato: da parte bergamasca non vi sono pregiudizi. Ma il patrimonio rappresentato dalla consistenza industriale e dal know-how di Sacbo deve trovare la giusta valorizzazione e adeguate garanzie di investimento per il futuro».

Seguici sui nostri canali