Saldi in Bergamasca: «Fino al 10 per cento di guadagni in meno, basta con svendite estreme»
Rispetto al 2023, gli affari sono peggiorati. Per il presidente del Gruppo abbigliamento Pedrali «va ripensato il modello»
Cala il sipario sui saldi con l’ultimo week-end di rush finale, ma il bilancio Confcommercio Bergamo - in attesa dei dati ufficiali di Federazione Moda Italia, a livello nazionale e provinciale - ha evidenziato le difficoltà di un settore tra i più penalizzati del terziario, stretto tra calo dei consumi e cambio di abitudini e priorità dei consumatori.
Settore in difficoltà
«Il settore dell’abbigliamento e calzature sta pagando più di altri le difficoltà delle famiglie, il cui potere d’acquisto è stato fortemente colpito negli ultimi due anni tra caro energia, mutui e locazioni. Tutte le spese non necessarie sono state tagliate - ha commentato Oscar Fusini, direttore Confcommercio Bergamo-. Il sistema va ripensato a salvaguardia dei saldi che piacciono ai consumatori e che, seppur tra le innumerevoli difficoltà, sono un’opportunità per i commercianti».
In attesa dei dati ufficiali di rilevazione Federmoda, la sensazione nel settore è che, in generale, il bilancio a Bergamo e provincia sia negativo, con una media che sfiora il 10 per cento in meno. In aumento il numero delle imprese che ha registrato un calo e in diminuzione chi rileva una crescita, rispetto a un 2023 che non era certo stato buono per i consumi, e c'è anche chi registra un -30 per cento.
Stop a svendite estreme
Diego Pedrali, presidente del Gruppo abbigliamento di Confcommercio Bergamo e consigliere nazionale Federazione Moda Italia, ha puntato il dito contro un meccanismo distorto di sconti che, al di là dei saldi, diventano insostenibili per le attività: «L’abitudine di cercare, proporre e riproporre svendite e promozioni, specialmente nel rush finale dei saldi, con marginalità quasi nulle sta portando solo a svilire il nostro lavoro e a rendere sempre più neri i nostri bilanci» ha spiegato.
«Creare un clima di attesa verso sconti ogni volta superiori induce la clientela a posticipare l’acquisto di beni come abbigliamento, calzature e articoli sportivi, di cui raramente si ha necessità contingente. Affannarsi a svendere i propri prodotti sta mettendo a repentaglio l’intero settore, fatto di tante imprese familiari e di insostituibili collaboratori».
Critiche a e-commerce e sconti sottobanco
Anche stavolta la causa viene attribuita alle logiche della grande distribuzione online, così come degli sconti continui sottobanco che stanno portando anche il commercio tradizionale a proporre nuove svendite, spesso al limite della sostenibilità. Fenomeni più recenti come il Black Friday portano ad allungare i tempi di sconto, per realizzare un minimo di vendite, e l’e-commerce provoca difficoltà a molti commercianti che operano sulle grandi piattaforme.
«Si trova in crisi anche chi ha aperto il proprio negozio all'e-commerce: le grandi piattaforme lasciano ai piccoli esercenti, al netto di commissioni e costi di gestione, dei margini assolutamente ridicoli - ha dichiarato Pedrali -. I saldi sono partiti male e proseguiti peggio, causa anche le temperature miti dell’inverno: il modello va assolutamente ripensato. Inutile dare numeri e percentuali: qui si rischia un vero disastro per il settore nei prossimi anni, tra inflazione e consumi al palo».
I consumi vanno di pari passo con i salari, ovvio che siano entrambi fermi al palo. Altro che dare la colpa ai saldi. Sciopero dei consumatori!